1946 il voto delle donne

79 Associazionismo femminile dalla clandestinità al Dopoguerra Più donne in Parlamento avrebbero sostenuto la lotta di Maria Maddalena Rossi per il riconoscimento e risarcimento alle donne che erano state stuprate e certo non sarebbero serviti cinquant’anni per dichiarare lo stupro un reato contro la persona. Con più donne in Parlamento forse non ci sarebbe stato l’armadio della vergogna, visto che perfino per la strage di Cefalonia si è mossa, quasi solitaria per anni, la figlia del capitano De Negri, Marcella, prima che le alte cariche dello Stato facessero il loro dovere. Mi invitano spesso a raccontare la storia delle leggi che hanno cominciato a cambiare le istituzioni, ma oggi non possiamo fare la storia ricordando solo l’elenco delle conquiste: abbiamo bisogno di capire quando, dove, come e perché si interrompe la trasmissione politica tra donne, quali parole ci servono per comprendere appieno le azioni di chi ci ha preceduta. Come accade che di generazione in generazione l’accesso alla parità sia pagato con la cancellazione della memoria? Com’è possibile che si racconti la storia del femminismo italiano saltando da Anna Maria Mozzoni a Elvira Banotti (fonte Wikipedia) come se in mezzo ci fossero state solo donne silenziose, moderate, emancipate imitative, vestali della classe media graziosamente prestate alla politica? Com’è possibile che moltissime delle donne che siedono in Parlamento e nei consigli siano convinte solo del proprio “merito” e non abbiano consapevolezza di quella relazione politica tra i sessi e della pervasività dei sistemi di dominio, di cui erano invece consapevoli moltissime delle donne Resistenti, pur non avendo un lessico adeguato perché perfino la lingua doveva essere inventata? Da quelle ventun donne ci arriva ancora oggi la forza per misurarci con un sogno politico. Noi non chiediamo di entrare dalla porta di servizio nella casa delle istituzioni progettate dagli uomini per gli uomini, noi possiamo fare come le madri costituenti che non dissiparono le energie al seguito degli uomini come invisibili sostegni, ancelle o vestali, quelle donne occuparono il centro del dibattito e usarono tutti gli strumenti a disposizione perché la Repubblica che stavano fondando fosse una casa con la porta principale aperta a tutte le donne. Non è stato facile varcare quella soglia per le generazioni successive, hanno cercato di impedircelo in ogni modo e quando siamo entrate la memoria di quelle donne era stata occultata, messa in soffitta. È tempo di spalancare porte e finestre, di aprire e utilizzare tutte le stanze, di occupare e trasformare i palazzi della politica prima che qualcuno possa pensare di interdire di nuovo qualche accesso, subdolamente, attraverso la subalternità economica, la violenza nelle relazioni e l’ignoranza delle possibilità.

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