1946 il voto delle donne

116 1946: il voto delle donne Ida Alesso (Caltanissetta, 1° luglio 1920). Ho saputo del voto alle donne, dai discorsi di mio padre e degli zii. Mi è parso giusto che finalmente ci fosse un cambiamento e un riconoscimento per le donne. Ho votato nella stessa scuola dove avevo fatto le elementari. Sono andata la mattina presto con mia madre e mia sorella Provvidenza: c’era pochissima gente, tutti erano gentili e premurosi e ci siamo sbrigate presto. • Fonte: Tina Algieri - Past President sezione FILDIS di Gela in collaborazione con Gabriella Urso, Presidente Club Garden La Ferula-UGAI Caltanisetta. Provvidenza Alesso (Caltanisetta, 1° luglio 1916) Ricordo che era finita da poco la guerra quando in casa si cominciò a parlare di votazioni per cambiare le cose e rimettere a posto l’Italia. Poi dissero che avremmo votato anche noi donne e la cosa ci faveva piacere anche se dapprima rimanemmo incredule. Poi giunsero le carte per votare e capimmo che era vero e che poteva essere positivo. Ricordo che ho votato nella mia ex scuola elementare e la cosa mi faceva piacere. Insieme a mia madre e a mia sorella Ida, siamo state fra le prime ad entrare nelle cabine. • Fonte: Tina Algieri - Past President sezione FILDIS di Gela in collaborazione con Gabriella Urso, Presidente Club Garden La Ferula-UGAI Caltanisetta. *Le sorelle Alesso sono ospiti della casa di riposo ex Grand’Hotel Villa Mazzone di Caltanissetta, destinata allo scopo dalla sua ultima proprietaria Maria Cammà vedova Quiligotti (Rocca di Capri Leone [Messina], 2 marzo 1915) Sono socia da molti anni della FILDIS e con le altre socie, i miei due figli, Elio, magistrato a Roma e Mariolina, docente di lettere a Palermo, nipoti, pronipoti, parenti e amici ho festeggiato i miei 101 anni. Ricordo sempre con commozione il giorno in cui ho votato per la prima volta, a Messina, dove risiedevo con mio marito, magistrato. Lui e tutta la sua famiglia era favorevole all’allargamento del suffragio delle donne italiane, un momento di liberazione da una secolare schiavitù. Ricordo come se fosse ieri che ho festeggiato in famiglia quella giornata che è stata per le donne una vittoria. Alcuni uomini non erano favorevoli al suffragio femminile perché maschilisti, ma dovettero accettare le prospettive di uguaglianza che si aprivano per il sesso femminile in ogni campo. Mi sono sentita una donna più realizzata quando ho votato e ho sempre rivolto un pensiero grato a quelle donne che nei secoli scorsi, sfruttate ed emarginate, hanno lottato e sacrificato la loro vita per affermare i loro fondamentali diritti civili. Ringrazio tutte le Associazioni femminili che continuano a lottare per affermare i diritti delle donne e superare qualsiasi discriminazione. • Fonte: Mariolina Quiligotti Cordio - Presidente sezione FILDIS di Palermo. Maria D’Angeli (Gela, 29 febbraio 1917) La mia, era una famiglia patriarcale molto unita. Il fatto di essere l’ultima di sette figli mi rendeva oggetto di una tenera attenzione da parte di tutti, soprattutto di mio padre cui ero particolarmente legata. Ho frequentato le elementari presso il Collegio delle Suore di Sant’Anna e, successivamente, per diversi anni, corsi di formazione “per signorine”, cioè galateo, pianoforte, ricamo, pittura su stoffa, cucito e simili, come s’usava, al tempo, per la maggior parte delle ragazze del posto. M’impegnavo molto per essere sempre più stimata ed amata dalla mia famiglia. Nel 1946 ho votato, a Gela, quando ero già sposata da sette anni con Cristoforo Cassarà, imprenditore serio e onesto. Ora, le mie due figlie più che settantenni e vari nipoti mi circondano di cure affettuose. Del dopoguerra ho ricordi vaghi ma so che all’epoca nutrivo molte perplessità riguardo alla politica che, nel mio ambiente, era estranea al mondo delle donne. Era una fase della vita familiare e non solo, attraversata da enormi difficoltà quotidiane e da forti contrasti sociali, sui quali, nelle famiglie e nelle piazze, spesso gli uomini, si accaloravano, fino al litigio. La voce più seguita, nei comizi di Gela, era quella di Salvatore Aldisio*. In questo scenario, mi fu chiesto e sollecitato, da mio marito e da mio padre, di andare a votare. La cosa non mi entusiasmava, non mi sembrava opportuno andare in un luogo pubblico, esibire le mie generalità davanti agli estranei. Marito e genitore insistettero: non potevo sottrarmi all’esercizio di tale diritto-dovere e, non votando, avrei creato qualche problema amministrativo alla famiglia. Vinta l’abituale ritrosia, la domenica del 2 giugno, debitamente al braccio di mio marito, mi sono recata presso una scuola elementare dove mi attendeva una lunga fila di sconosciuti, uomini e donne (altro aspetto non piacevole), che procedeva lentamente sicché ci volle molto tempo, prima di potere apporre quel piccolo segno in favore della Repubblica, per il quale ero stata diligentemente preparata. • Fonte: Tina Algieri, Past President sezione FILDIS-Gela ed Enza D’Angeli, nipote della sign.ra Maria e Segretaria

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