1946 il voto delle donne

53 L’antifascismo nel Ventennio, la guerra, la Resistenza Le “Marocchinate” nel Frusinate di Luciana Romoli, staffetta partigiana Sono sempre stata antifascista. Tutta la mia famiglia, specie mio zio, Guglielmo Germoni, lo era. Lui mi ha insegnato l’amore per la libertà e per la patria. È stato confinato e deportato. Gli hanno torturato e ucciso davanti la moglie e anche la figlia è stata torturata. Il primo episodio della mia vita ‘partigiana’ è quando, a otto anni d’età, sono stata espulsa da scuola per aver difeso una compagna di classe, Debora, ebrea, che era stata legata per le trecce a una finestra. Sono qui per parlarvi dei terribili fatti accaduti nel frusinate e di cui nessuno parla ma per prima cosa voglio dirvi i nomi di chi si è per le vittime ciociare: Maria Michetti, Maria Antonietta Maciocchi, Marisa Rodano e Maria Maddalena Rossi che mi chiese di accompagnarla nelle zone della Ciociaria assistere le donne più giovani, sconvolte e reticenti per la vergogna. Le marocchinate, le violenze di ogni tipo, le subirono nelle province di Frosinone e Latina sia donne di ogni età che bambini e uomini, per un totale tra le 20.000 e le 50.000 vittime. Quando il Generale Goumiers lasciò mano libera alle sue truppe marocchine, per cinquanta ore di completa impunità, furono compiute atrocità, stupri, uccisioni, rapine, distruzioni, furti di bestiame ed incendi ai danni della popolazione civile, specie le donne. In collaborazione con i Sindaci, raccogliemmo le dichiarazioni delle vittime, ma non era cosa facile. Anche molti uomini che si erano opposti ai soldati marocchini erano stati a loro volta vittime di violenze e la gente voleva dimenticare ma non poteva dimenticare. Abbiamo aiutato le donne a compilare un questionario inviato alla Prefettura per far ottenere loro la pensione di guerra. La Francia in qualche caso ha concesso un piccolo indennizzo ma lo Stato, all’epoca c’era Andreotti, non ha fatto pressioni. Sono state come delle elemosine, non un vero risarcimento, il riconoscimento di quello che avevano fatto. Bisogna aver presente che all’epoca la situazione femminile, specie tra le contadine meridionali analfabete, era assai diversa da quella d’oggi. Le vittime di violenza sessuale si colpevolizzavano, erano disprezzate e ripudiate. Non furono rari episodi di donne rimaste incinte che uccisero le loro creature appena nate e poi si suicidarono. Spesso i neonati furono affidati ai brefotrofi o a famiglie accoglienti. Maria Michetti e Maria Maddalena Rossi trovarono delle psichiatre disposte a recarsi una volte a settimana nei paesi del Frusinate per dare assistenza psicologica alle tante che ne avevano bisogno. Mi vedo ancora davanti agli occhi la bara con la giovane donna, infanticida e suicida, e siccome doveva sposarsi le avevano messo il vestito da sposa e accanto il bambino morto. Ricordo, tra i tanti altri, il caso una ragazza che, dopo la prima notte di nozze, non ha potuto avere più rapporti sessuali per dispareunia. Molte stuprate, in particolare le bambine, contrassero malattie veneree allora frequenti e poco curabili. L’UDI sollecitò i medici condotti e gli specialisti dermosifilopatici a somministrare le terapie opportune, convincendole a curarsi, ma anche questo era difficile, le cure erano lunghe e si vergognavano. Il collegio elettorale di Frosinone votava in maggioranza per Andreotti; la cosa fu minimizzata ed ancora oggi i neofascisti cercano di strumentalizzare questo terribile delitto, che in altri teatri di guerra (Libia, Etiopia, Grecia) purtroppo anche le truppe italiane e coloniali hanno compiuto. I giovani devono sapere cosa è successo perché imparino che cosa è veramente la guerra; cos’è la violenza.» * Luciana Romoli iniziò adolescente l’attività antifascista tanto da non essere maggiorenne nel 1946 Esperienza condivisa da altre celebri “staffette” (es Lidia Menapace) Testimone oculare del periodo in cui Roma soffrì maggiormente la mancanza di libertà e la fame, Romoli vide l’assassinio di Teresa Gullace freddata dai nazisti sotto gli occhi del marito, loro prigioniero, e del figlioletto (3 marzo 1944) Dirigente per le borgate di Roma dell’Associazione Ragazze d’Italia, appartenne al gruppo di donne dell’UDI nazionale e della Federazione romana del PCI che andò nelle province di Frosinone e Latina per aiutare le vittime delle ‘marocchinate’: le violenze compiute dalle truppe francesi, marocchine, cui il Generale Goumiers aveva garantito 56 ore di impunibilità nella drammatica avanzata degli Alleati su un fronte sanguinosissimo, specie intorno a Cassino Una garanzia data sovente alle truppe di primo assalto in quello e altri eserciti, contro donne, uomini e bambini/e Delle ‘marocchinate’, del silenzio istituzionale, del fondamentale ruolo dell’UDI nell’assistenza delle vittime, nella sfida alle autorità per ottenere loro giustizia mantenimento della parla Vittoria Tola in “Stupri di guerra e violenze di genere” (a cura di Simona La Rocca, Ediesse, 2015): opera che affronta, a largo orizzonte, i temi dei diritti umani e degli stupri di massa, delle

RkJQdWJsaXNoZXIy MjM0NDE=