1946 il voto delle donne

76 1946: il voto delle donne Fronte popolare che difendeva i diritti dei contadini. In casa mia la scelta del voto era guidata da sentimenti antifascisti. Mio padre, infatti, durante il Fascismo era stato discriminato perché non aveva la tessera: aveva perso il posto di insegnante di pediatria nelle scuole superiori femminili. Lui era un attento lettore di giornali, con un’ottima cultura politica ed era positivamente meravigliato che io avessi l’ardire e m’impegnassi tanto nel fare propaganda politica. In questo sono stata molto aiutata dalla mia famiglia, che non era legata a nessuna forma di dipendenza ideologica. Cosa accadde dopo la proclamazione dei risultati? Nel 1946 la DC ottenne più del 35% dei voti, però Pio XII temeva che nel 1948, alle prime elezioni per il Parlamento italiano, quel 35% si sarebbe rivelato insufficiente ad assicurare una ‘governabilità fondata sui principi cristiani’ e quindi appoggiò il progetto dei comitati civici di Luigi Gedda che contrastava in maniera radicale il Fronte popolare ma non la destra: un indirizzo rischioso per la democrazia, perché spingeva la DC a fare fronte unico con la destra contro i socialcomunisti. L’orientamento dei Comitati civici non fu ben visto da molti cattolici, in particolare dall’Azione Cattolica, per i rischi di compromessi con la destra. Io stessa ero fermamente contraria. Anni dopo, nel ’52, in vista delle elezioni amministrative nel comune di Roma, il Vaticano chiese a De Gasperi di fare alleanza con il Movimento Sociale per sconfiggere i comunisti, con la famosa ‘operazione Sturzo’. Allora accadde un fatto straordinario, ma ignorato dalla storia: tre donne, dirigenti di tre associazioni federate nel CIF, Alda Miceli, Carmela Rossi, Maria Badaloni,, chiesero al ministro degli Interni che questa alleanza non si realizzasse, perché le donne cattoliche potevano assicurare Roma alla DC. Quando Pio XII venne a conoscenza del fatto, convocò quelle donne per rimproverarle aspramente, ma esse seppero mantenere la parola e si impegnarono per ottenere la vittoria della DC senza il Movimento Sociale. Non ci fu una supina confluenza da parte del CIF verso la Democrazia Cristiana, ma si trattò di una scelta sempre motivata che non contrastava la pluralità delle opzioni politiche. Le Italiane sono state protagoniste di grandi battaglie dal 1946 agli anni ’80, eppure ancora non si riesce a scalfire il famigerato ‘tetto di cristallo’ Sono stati fatti molti passi avanti e sono ottimista per il futuro, sebbene le donne non abbiano ancora superato la privatezza e restino lontane dai centri di potere. I diritti di cittadinanza, ad oggi, non sono uguali per tutti. Il fatto stesso di prevedere le cosiddette quote rosa rivela la debolezza delle donne, pur consentendone la visibilità. Le donne continuano a rappresentare il legame perenne verso il futuro, verso le nuove generazioni, possono coltivare quella libertà di pensiero, quella trasgressività capace di costruire e potenziare il mondo delle relazioni e della convivenza, rivendicando le potenzialità di un’iniziativa nel pubblico, che pare sempre più richiedere il talento femminile. Sembra che le nate di queste nuove generazioni non percepiscano le ingiustizie sociali come una privazione dei propri diritti. Cosa ne pensa e cosa suggerirebbe alle giovani di oggi, a 70 anni dal voto? Le giovani di oggi devono guardare al futuro e non fermarsi al presente, che pur le compensa in teoria sul piano dei diritti. Devono prendere coscienza del cammino incompiuto e mettere in atto le proprie potenzialità non solo per competere con l’uomo sul piano del lavoro e della vita sociale e politica, ma per incidere profondamente sul piano culturale e affrancarsi da forme subdole di subalternità, rivendicando e riconoscendo quelle risorse che le rendono, nella differenza, uguali all’uomo. Resta aperto un fronte educativo che deve trovare le strade per raggiungere le giovani generazioni, affrancandole da quella miopia culturale che le appiattisce sul presente e che è il risvolto negativo dei social media, pur così essenziali nel nostro tempo. In questo l’associazionismo femminile può avere ancora il suo ruolo e tentare nuove strade per attingere dalle origini un nuovo impulso per contrastare la crisi di democrazia. Maria Chiaia

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