1946 il voto delle donne

97 Seconda tappa: Castelluccio, Museo Etnografico “Laborantes” di Castello Manservisi vidi un’altra signora anziana assistita dal medico del paese. Si era sentita male, forse per un calo di pressione, era felice di aver fatto, come diceva lei, il suo dovere. Con babbo e mamma tornai a casa. L’ansia che avevo avuto per tutta la mattinata, si era allentata e, con soddisfazione, pensavo di aver risolto, nel modo migliore, il compito che mi ra stato affidato. Oggi ho 91 anni e quel giorno è ormai lontano, ma quando ci ripenso, le sensazioni provate allora ritornano, sebbene in modo più attenuato. • Fonte: paese delle donne-on-line-rivista, 9 agosto 2016 Enrica Casanova (Gaggio Montano, 3 luglio 1921) Eravamo una famiglia con 5 figli, tre femmine e due maschi. Abitavamo a Bombiana, in campagna. Avevamo una casa grande e un bel podere. Lavoravamo la terra ma stavamo bene. Non c’è mai mancato niente. Mio padre, che era persona istruita e aveva viaggiato, era stato anche in America, morì purtroppo di malattia nel ’39. Mia madre era andata poco a scuola ma a casa era importante. Suo padre quando vendeva gli animali e doveva trattare affari si consigliava sempre con lei. Di quel giorno ricordo tutto come fosse oggi. Ero molto orgogliosa e combattiva. Noi in famiglia era già da un po’ che si parlava di queste cose. Mi ricordo che, nel periodo del fascismo, quando mio padre doveva andare a votare e voleva votare socialista mia madre si raccomandava tanto perché si diceva che dentro la cabina c’erano dei buchi da dove spiavano e dopo sarebbero stati guai seri. Mi ricordo un fatto, una cosa che mi è rimasta in mente. Noi a casa avevamo un quadro con la figura di Mussolini e il re Vittorio Emanuele II. Quando il fascismo cominciò a fare delle cose malfatte mia madre oscurò completamente la figura di Mussolini e lasciò il re. Dopo però anche il re aveva sbagliato e ci aveva traditi, allora mia madre distrusse completamente il quadro. Noi non avevamo la radio ma nonostante abitassimo in campagna eravamo preparati e informati per votare. La domenica quando andavamo a messa ne parlavamo con tutti gli altri del paese e ci scambiavamo le idee. Venne anche a trovarci una amica di mia madre che era insegnante a Pistoia e ci consigliò di votare per la Repubblica. Ma in casa nostra non avevamo incertezze. Il fascismo era stato quello che sapevamo tutti. Il re invece di difendere il popolo italiano ci aveva traditi. Fra di noi dicevamo: cos’è la Repubblica? Noi dicevamo: è un metodo nuovo per guidare il popolo. La Repubblica era una “persona” che si poteva sostituire se non ti piaceva. • Fonte: la figlia, Maria Elmi in paese delle donne-on linerivista, 20 agosto 2016

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