1946 il voto delle donne

Un vivo ricordo di qualcosa di grande: Lina Berti Sabattini di Giuseppe Fanti, da “Gente di Gaggio”, XXVII, n. 53, 13 Mia suocera Lina Berti, ha quasi 96 anni, ma miracolo della natura, è ancora scattante e lucidissima e parla volentieri delle sue esperienze di vita che rappresentano veramente un capitolo preziosissimo di storia vissuta in situazioni spesso durissime o tragiche ma che non l’hanno mai piegata né nella dignità né nella speranza i un futuro migliore. Ricorda ancora quel 10 marzo 1946 con le elezioni amministrative e soprattutto il 2 giugno, sempre di quell’anno, quando fu eletta la Costituente e nacque la Repubblica con le donne che votarono per la prima volta. Mi racconta: Era un periodo durissimo per me quel 1046, perché poco tempo prima i tedeschi avevano ucciso a Castelluccio il mio Germano che mi aveva lasciata vedova con una bimba piccolissima. Avevo allora 23 anni e non mi sono mai più risposata perché non avrei potuto sostituire il mio unico e amato compagno di vita. Mi sarebbe sembrato un tradimento e ancora oggi la penso così. Vivevo in quegli anni a Capugnano con nonna Mariuccia che per fortuna mi amava non come nuora, ma come e più di una figlia, e con i cognati. Non si nuotava certamente nell’oro ma non mi sono mai abbattuta e ho reagito con lo stesso spirito di quando, anni prima, andavo in Maremma con i miei che avevano i muli per trasportare il carbone Tutto ciò per dire che, quando nel 1946, furono indette le elezioni, a me, inizialmente, non ne importava nulla. Vedevo solo ostilità e cattiveria attorno, di politica e di politici, non ne volevo neppur sentir parlare. Poi mi dissero che anche le donne avrebbero votato per la prima volta e che il loro voto sarebbe stato importantissimo. Ci pensai e capii che era qualcosa di grande a cui non ci si poteva sottrarre che avrebbe potuto forse cambiare qualcosa in meglio. Il seggio era presso le scuole di Capugnano e quando ci andai, ovviamente a piedi, assieme a nonna Mariuccia, l’emozione fu grande. C’era una lunga fila di persone che attendevano il loro turno per entrare a votare. Finalmente fu la mia volta e guardavo la matita copiativa che mi avevano dato fra le mani. Mi sembrava quasi un’arma quando tracciai il mio segno per la Repubblica. Ero sola nella cabina e sentivo cocente l’enorme ingiustizia che mi aveva portato via il marito e lo aveva privato di un sacrosanto diritto che io invece stavo esercitando Chi aveva vinto, monarchia o repubblica? Nessuno lo sapeva, poi sembrò che vincesse la monarchia. Non sarebbe cambiato nulla! Poi successe che le cose si ribaltarono e vinse la Repubblica. Mi sembrò che si fosse cancellato almeno qualcosa di un orrendo passato e forse qualcosa di positivo avrebbe potuto nascere. Almeno non c’era più un Re pronto a scappare e a lasciarci tutti lì, nel pericolo e nella paura non so cosa dire d’altro. Il voto alle donne le rafforzò e fece capire a tutti che, da quel momento in poi, ci sarebbero state anche loro e le grandi decisioni, per essere prese, avevano bisogno del loro parere determinante. Ora sono molto anziana e non più giovane come allora. Le forze sono calate e vanno calando di anno in anno ma dentro mi sento sempre la stessa, pur essendo rimasta sola, avendo persa anche l’unica figlia. Auguro ai giovani, che non hanno provato la durezza della vita, come è successo a me, che non bisogna mai scoraggiarsi nelle avversità e si deve sempre lottare. È in questo modo che sono arrivata all’età che ho. E quando c’è qualche votazione sento ancora il dovere di portare il mio piccolo contributo.

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