1946 il voto delle donne

107 Quarta tappa: Dorgali, Sala Consiliare del Comune mando perché lì ci sono soldi... però la monarchia, facevano tutto quello che andava bene a loro e alla gente niente. La Repubblica, per cambiare! È stato un momento di liberazione dal fascismo e dai Savoia... la guerra... i morti... la terra senza gli uomini... la prepotenza dei signorotti locali chi cumandana (che comandavano). E la Repubblica ha vinto. Certo! Il voto alle donne... tutta una festa! Io non ho potuto partecipare alla festa per via dei figli ma certo ero contenta e ho capito che era giusto votare. Mio marito e mio padre, anche loro contenti. In certi uomini c’era l’atteggiamento che le donne dovevano rimanere in casa a fare la calza... ma questo c’era dappertutto, no? Le informazioni, entro un certo limite, venivano dalla famiglia e dai conoscenti... non come oggi che sappiamo anche dell’altra parte del mondo. Io non avevo molte conoscenze, era mio marito che aveva molti rapporti, nella sua azienda agricola, con gli operai e frequentava pure il circolo cattolico. Le prime elezioni abbiamo votato la DC perché mio marito era lì... e per tanti anni ha vinto. In seguito, abbiamo imparato e siamo entrati nella massa della gente di sinistra... avevamo la radio e le informazioni del Continente. Leggevo molto e leggo molto e da tanti anni sono abbonata all’Espresso. Sono sempre andata a votare. Adesso... ? Non So. Cammino poco, cammino male. Però l’Italia mi piace, avrà i suoi difetti ma non la cambierei per niente... la Sardegna però... al primo punto! Marianna Lai-Sotgia (Dorgali, 2 febbraio 1928) Ho fatto solo la seconda elementare, non sono andata a scuola. Mi sono sposata molto giovane, avevo 19 anni, ho fatto sei figli e uno è morto. In quel tempo, c’erano il re e Mussolini. Mi ricordo quando Mussolini è venuto a Dorgali, c’erano molti carabinieri, controllavano tutto, non facevano passare nessuno, ma una donna si è avvicinata a lui, i carabinieri non la lasciavano passare, ma lui le ha fatto spazio e l’ha lasciata parlare e lei gli ha dato una lettera per chiedere la grazia e liberare suo marito che era internato. Mussolini l’ha liberato. Mio marito e la sua famiglia erano comunisti, ma proprio comunisti! Ma quando è rimasto senza lavoro, io ho scritto una lettera a Donna Rachele e le ho chiesto se «accettava mio marito come fascista», per dargli lavoro e subito mi ha mandato una lettera con la tessera e subito mio marito è andato a lavorare alla miniera del talco tra Oniferi e Orani. Poi hanno deciso di votare o per il re o per la Repubblica. Ma io avevo da fare con la famiglia, non avevo tempo di andare a votare. E non sono mai andata ai comizi dei comunisti e dei democristiani. Mio babbo era nell’Azione Cattolica. Lui e mamma non volevano che andassi ai comizi, per non sentire quelle stupidaggini. Non ci sono andata neanche dopo. Allora il babbo e la mamma comandavano davvero e ora? Ora no, comandano i figli. Maria Antonia Lovicu (Dorgali, 12 ottobre 1918) Sì, sì, me lo ricordo il giorno del voto. Abitavo a Sa Lepora e sono andata a votare con i miei genitori, non so che cosa hanno votato, non ci facevamo domande. Siamo entrati dal primo ingresso della Scuola e vi abbiamo trovato i Carabinieri. Uno di loro ha controllato il certificato elettorale e l’elenco degli elettori e mi ha accompagnato presso la prima sezione. Ce n’erano altre due. In ciascuna, due cabine e tre persone... una prendeva la scheda, l’altra leggeva il mio nome, la terza mi dava la scheda per votare. Dopo la buttavo nell’urna. Insomma... volete proprio sapere per chi ho votato? Non ho votato niente... niente... perché erano in combutta fra loro! Chi diceva Monarchia, chi Repubblica e io dicevo... monarchia? Ci ha abbandonato e ci ha lasciato in balìa delle onde, il re è scappato e Mussolini... sì, ha fatto cose belle – l’agro pontino, Arborea, le miniere – ma ci ha venduti al Tedesco. E noi cantavamo: Va’ fuori d’Italia, va’ fuori ch’è l’ora, va’ fuori d’Italia, va’ fuori straniero / le case d’Italia sono fatte per noi, son là sul Danubio le case dei tuoi... E la repubblica? Non so, allora non sapevano molte cose... c’era una radietta in casa di ziu Tottoi e ci radunavamo sotto il suo balcone per ascoltare le notizie e per sapere di più. Io sono andata a votare anche se ho votato in bianco perché... specialmente noi sardi... eravamo l’ultima carrozza e ci aspettavamo di migliorare. Nella mia famiglia c’erano tanti preti ma quando sono andata di nuovo a votare, nel1948, ho votato sardista, per la mia terra! E sempre ho votato il partito sardista, da allora, perché sono sarda. Certo, dopo sono rimasta delusa, ma bisogna farsene una ragione... perché non è uno solo che comanda... e gli uomini... sono così. Noi donne siamo più inventive e sappiamo ciò che occorre a casa e fuori casa... ma poi...

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