1946 il voto delle donne

108 1946: il voto delle donne Elena Marras (Dorgali, 22 marzo 1921) Mi sono sposata nel 1945 e quanto sono andata a votare, nel 1946, aspettavo il mio primo figlio che è nato il 1° luglio. Avevo la pancia grossa ma mi sentivo bene. Ero con mio marito ed era un onore per noi andare al voto, era la prima volta per me e per le donne. L’Italia faceva un passo in più, già da altre parti le donne votavano ed era un onore ca’fimmus carculas (in quell’occasione risultavamo importanti anche noi donne). Sono sempre andata a votare, era un dovere e ne avevamo anche il diritto, certo! Speravamo in un avvenire migliore. Mio marito faceva il contadino, io mi davo da fare: scambiavo il grano con formaggio e altre cose... soldi niente... e poi c’era stata la guerra! Giuseppa Mula (Oliena, 6 settembre 1920) Certo sono andata a votare, era una cosa nuova per noi, eravamo tutte eleganti: chi in costume olianese, quello da sposa, chi quello da signorina... e anche i maschi! qualcuna, poche, in tailleur. Era una giornata di festa, mai vista così. Siamo rimaste a passeggiare non solo quel giorno ma anche i due successivi per la lettura e per conoscere chi avrebbe vinto, e ha vinto la Repubblica! Anche io ho votato la Repubblica per cacciare il re. Le parole che ascoltavamo erano quelle del nostro vicario, il canonico Bisi, era democratico e ci diceva «meglio la Repubblica»; noi non sapevamo niente... chi era contrario al fascismo doveva votare Repubblica, consigliava bene, era generoso e metteva pace. Per i comizi nessuno rimaneva in casa e noi ci portavamo appresso i bambini, venivano anche le donne con i bimbi da allattare. Tornavamo dalla campagna, dopo aver zappato, curato raccolti e orti, scalze ma, nonostante tutto, allegre per aver anticipato la fine della giornata di lavoro e festose perché pregustavamo l’incontro della piazza affollata... ciascuno applaudiva quelli che gli stavano “simpatici”. Nel1948 c’erano tres castas di partiti, la Democrazia cristiana, il Partito sardo, il Socialismo e adesso? più di cento! Allora abbiamo votato senza sapere nulla e ora?... sempre meno si capiscono i partiti... non avevamo tante cose ma eravamo allegre e sane! Maria Pintore (Dorgali, 5 maggio 1924) Ero una ragazzina quando ho votato per il Referendum, ero così contenta, era la prima volta. Le grandi dicevano che ‘era una dignità votare le donne’. Ma qualcuno, gli uomini in particolare «sas feminas non depian votare, ca guastant su locu» (le donne non devono votare perché rovinano il Paese), dicevano e dicevano anche sas feminas son fattas po sa domo (le donne sono fatte per la casa). Le informazioni le avevamo in famiglia e dovevamo ubbidire sempre alle parole dei grandi. Ci dicevano «se non ubbidisci, Dio ti butta all’inferno». In questo caso l’ordine era votare il re perché dicevano, soprattutto mia nonna e mia zia «ca est re in chelu e re in terra (perché è re in cielo e re in terra)». Ho votato il re. E il re ha vinto. [ndr. a Dorgali vinse la Repubblica e i Savoia furono esiliati]. Anche le mie amiche hanno votato così, eravamo tutte della stessa idea e le grandi ci dicevano che era un dovere andare a votare. Ma forse gli uomini, quelli che erano tornati dalla guerra, hanno votato per la Repubblica, perché dicevano che il re faceva la guerra. Qualche volta sono andata ai comizi, li facevano in via Umberto in casa di Severinu perché c’era un balcone grande... ma anche in qualche casa si riunivano molte famiglie, in privato. I comizi li facevano la sera così la gente partecipava, anche le donne... sì, segretamente li seguivano. Hanno accettato e hanno gradito di votare, così non vincevano gli uomini che erano più per i comunisti che promettevano mari e monti che davano la terra ai poveri che non esistevano più i ricchi, insomma che eravamo tutti uguali. E molti ci credevano. Io ho sempre votato DC, era quella la via giusta. Nennedda Spanu (Dorgali, 22 maggio 1924) Eravamo ancora del tutto ignoranti. Avevamo fatto un po’ di scuola. Io avevo fatto la prima e la seconda Avviamento professionale. Mi piaceva molto leggere, conoscevo bene la storia, mi ricordo ancora bene tutte le date. Il fascismo noi l’abbiamo vissuto attraverso la scuola e ci pareva tutto bello, tutto giusto: il nuovo caseggiato, la divisa, l’educazione fisica; non potevamo capire che dietro queste cose c’era la dittatura, che ci aveva messo la museruola. Un po’ mi rendevo conto, ascoltando i discorsi dei grandi, che non c’era proprio un grande entusiasmo per Mussolini, ma a scuola tutti gli inni, le poesie, le cose che sentivamo erano per il fascismo. Quando ci hanno detto che potevamo votare anche noi... fu una cosa straordinaria! Di quella giornata particolare, il 2 giugno del 1946, non ricordo niente di speciale, siamo andate a votare io e le mie amiche, al massimo ricordo qualche vecchietta che usciva dalla cabina con la scheda aperta e allora qualcuno le spiegava che doveva restituirla piegata come l’aveva ricevuta. I risultati li abbiamo saputi in famiglia, senz’altro

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