1946 il voto delle donne

24 1946: il voto delle donne «In contrasto con gli insegnamenti pseudoscientifici e con i milioni di morti della guerra cosi vicina a noi, noi osiamo affermare che la guerra non è un’attività naturale per l’umanità Che anzi è abnorme, sia dal punto di vista etico, sia dal punto di vista biologico, che larghe masse di uomini debbano combattere contro altre masse…» Inoltre, Jane Addams affermò che, tutte loro s’opponevano all’idea che l’invito alla pace, il rapporto, dato per naturale, delle donne con la pace, fosse collegato al loro «essere madri», volendo porre la questione nell’ambito dell’azione politica. Nel suo intervento si prefigura la direzione che prenderà la WILF nelle scelte politiche; l’auspicio, l’indicazione della via da percorrere verso un’Europa unita, fedele alle sue etiche che ancora oggi dovrebbero costituirne i fondamenti; la creazione di un organismo internazionale, oggi l’onu, chiamato a garantire l’eliminazione di ogni forma di discriminazione. La WILF chiese: «diritti paritari per le donne e l’abolizione di qualsiasi discriminazione legata al sesso, al colore della pelle o alla ‘razza’.» Nello statuto, steso nella Conferenza di Zurigo (1919), si legge: «Noi crediamo che nessun essere umano debba essere privato dell’accesso all’educazione, impedito dal guadagnarsi la vita, escluso rispetto a qualunque attività in cui desideri impegnarsi, o sottoposto a qualsivoglia umiliazione sulla base della razza o del colore». Altro grande tema affrontato dalla WILF, anch’esso ancora di grande attualità, fu la modalità dell’azione politica da utilizzare nelle relazioni internazionali. In merito, emersero tre indicazioni: a) Valutare e prendere posizione su quanto avveniva in Europa alla luce di uno Statuto che affermava: «Noi vogliamo una pace costruita sulla soddisfazione dei bisogni di tutti, non sul privilegio di pochi”. Parole chiare e dure che bollavano i ‘pescecani’ del Congresso di Vienna che alle popolazioni sconfitte, in miseria, facevano ricadere ‘i danni’ della guerra. Parole solidali anche verso i lavoratori e le lavoratrici della Russia ma anche di rifiuto categorico di ogni forma di violenza. b) Premere sui Governi per potenziare gli organismi internazionali e la presenza delle donne al loro interno (in nuce, l’art. 1325 dell’ONU). c) Approfondire teorie e pratiche per «la risoluzione non violenta delle controversie internazionali» (in nuce, le teorie e le azioni di resistenza passiva e di non violenza moltiplicatesi dopo la Seconda Guerra mondiale). Quanto possa accompagnarci, nell’oggi, questo grande patrimonio intellettuale e politico in un’Europa che non ha mai seguito quei dettami né mostra di volerlo fare, ci appare più che evidente e più che necessario. Gli Appelli contro le armi convenzionali (e oggi nucleari) stesi dalla WILF costituiscono le pagine più accorate, riproposte ad ogni suo Congresso internazionale (triennale). A quegli stessi valori i movimenti pacifisti si sono ispirati e s’ispirano. Il traguardo prefigurato dalla WILF, pare sempre più irraggiungibile ma tanti passi sono stati fatti – nonostante sordità e ostilità, nascoste o dichiarate – grazie ai principi della Costituzione; grazie alla presenza vigile di movimenti che si muovono nella dimensione europea sulla traccia di percorsi aperti dalle nostre madri, lungimiranti, che hanno saputo uscire dalla comoda ma limitata culla dei propri interessi e della propria terra. Grazie a loro e a tante altre, nel mondo, il suffragio femminile è patrimonio di molti paesi ma non ancora di tutti e per cogliere quest’obiettivo l’International Women’s Suffrage Alliance oggi si chiama International Women’s Alliance for Suffrage and Equal Citizenshi

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