1946 il voto delle donne

35 Percorsi del suffragismo in Italia nazionale partecipato da oltre trenta associazioni femminili e miste e dalla larghissima eco sulla stampa per le questioni rilevanti affrontate: es. diritto di voto e d’istruzione, parità salariale, educazione sessuale. Questo Congresso è considerato il primo appuntamento del movimento femminile-femminista italiano. Peculiarità della FILDIS era il titolo di laurea o il diploma di Istituti Superiori di grado universitario delle socie in tempi in cui ciò costituiva un’eccezione; sue finalità, soprattutto la promozione culturale e sociale e la cooperazione tra le laureate di tutto il mondo, al di sopra di questioni di sesso, razza, lingua, religione e opinioni politiche. Possiamo affermare che l’impegno della FILDIS a favore delle studenti e giovani laureate fu simile a quello, oggi, dell’ERASMUS, con borse di studio e scambi culturali. Particolare impegno associativo fu organizzare incontri internazionali su temi femminili. Fra le tante socie eccellenti, italiane o straniere, residenti in Italia: l’ing.ra Adele Racheli, una delle prime laureate al Politecnico di Milano, agente di brevetti, prima presidente della nostra sezione di quella città; la prof.ra Margherita Ancona, fra l’altro dirigente del Comitato pro,voto lombardo, «vincitrice di alcune fra le prime grandi lotte femministe» come ricorda Giovanna Dompé, una delle prime socie della sezione romana e seconda italiana a laurearsi in matematica, scrittrice e poeta; la prof.ra Lydia Monti, laureata in chimica, docente e ricercatrice universitaria che avrebbe voluto essere astronoma e che, da nostra Presidente Nazionale, ci rappresentò all’UNESCO. Nel 1926, la FILDIS lanciò l’idea di formulare un elenco di laureate e diplomate di cui ottenere l’inserimento, l’anno seguente, nelle liste elettorali; due anni dopo, nel 1928, collaborò alla stesura della petizione in merito, presentata al Ministero dell’Interno. Nel 1935, per i dissidi con il governo fascista, specie rispetto alla politica culturale del regime e, in particolare, al divieto di accesso delle donne a molti settori lavorativi e professionali nonché il mancato riconoscimento del diritto di voto, la FILDIS (come altre grandi associazioni di donne) si autosciolse per ricostituirsi il 25 ottobre 1944, all’indomani della Liberazione, sotto l’autorevole presidenza della scienziata Libera Levi Civita Trevisani, più volte rieletta. Ripreso il percorso nel Comitato Nazionale pro voto, la FILDIS operò trasversalmente con l’UDI, i centri femminili di tutti i partiti del Comitato di liberazione nazionale (CNL), l’Alleanza pro-suffragio e il Centro Italiano Femminile (CIF) d’ispirazione cattolica, nato a ottobre 1944. Era prioritario aiutare le donne nel nuovo esercizio del diritto di voto e, più in generale, nella crescita della coscienza civile e sociale, per questo, nel novembre 1944, a Laura Lombardo Radice è commissionato l’opuscolo Le donne italiane hanno diritto al voto. Nel 1946, la Federazione forma un nuovo Comitato insieme a UDI, ANPI, Associazione ragazze d’Italia, Associazione combattenti, Alleanza per i diritti della Donna, Comitato Reduci, CGIL e FIDAPA che organizza a livello nazionale manifestazioni, incontri, feste, rappresentazioni teatrali e cinematografiche, distribuisce rami di mimosa per la Giornata internazionale della donna. La scelta della mimosa per l’8 marzo la fece la dirigente dell’UDI, Teresa Mattei: «un fiore povero, facile da trovare nelle campagne». Il 10 marzo 1946 le prime donne italiane si recarono a votare! Il biennio 1944,1946, vide le socie, coordinate da Bice Crova, vice Presidente Nazionale, molto attiva nel Comitato pro voto (come ci segnala Mariella Ubbriaco, Segretaria nazionale FILDIS), che nel 1948 partecipò ai lavori dell’Unesco per un ‘Consiglio Nazionale per la ricostruzione educativa e culturale’; promosse l’andata delle donne alle urne; proseguì la missione culturale e sociale di sostegno alle studenti e alle professioniste. Un modo di fare politica attiva a favore delle donne. Nel 1948, l’associazione, insieme ad UDI, CIF e CNDI, partecipò ai lavori dell’Alleanza per i diritti della donna da cui uscì l’appello all’Associazione Universitaria Femminile Greca contro la deportazione di donne e bambini. Bandì anche un concorso per studi sulle attività della donna italiana, curato da Nora Federici, incaricata all’Università di Roma di Statistica del lavoro. Al di là del loro credo politico, l’associazionismo femminilefemminista d’ispirazione laica e cattolica continuò a collaborare attivamente nelle prime legislature su temi che riconosceva di comune promozione della figura e della dignità delle donne e questa coazione sostenne anche la socialista Lina Merlin, firmataria della nota legge abrogativa della prostituzione di Stato. Merlin fu ospite, a Pavia, del Collegio universitario aperto dalle socie FILDIS della città insieme a Nilde Iotti, Teresa Noce, Marisa Cinciari Rodano e Ottavia Penna Buscemi. Tra le parlamentari più impegnate, si conta una socia

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