1946 il voto delle donne

37 Il Tribunale speciale per antifasciste/i (1928-1943) di Maria Paola Fiorensoli Sacrificando liberà e affetti / le condannate del Tribunale Speciale / qui rinserrate / nel gelido silenzio di queste mura tenebrose / contribuirono a riconquistare all’Italia / contro l’odiosa dittatura fascista / democrazia e indipendenza / assicurando insieme alle sue donne / buon titolo alla parità dei diritti / da sempre loro negata / per susseguirsi di epoche e di civiltà / i cittadini democratici di Perugia / rionoscenti / ne affidano la memoria e l’insegnamento alle giovani generazioni (Lapide sulla cinta muraria del carcere femminile di Perugia posta l’8 ottobre 1979 in M. Mammuccari e A. Miserocchi, Le donne condannate dal Tribunale speciale recluse nel carcere di Perugia, La Pietra, 1980, 7) Vittorio Emanuele III di Savoia e Benito Mussolini istituirono un Tribunale Speciale per la salvezza dello Stato, strumento elettivo di repressione politica per sradicare qualsiasi opposizione al Regime da parte di singoli/e, enti, aggregazioni della vita civile e religiosa (Legge n. 2008 del 25 novembre 1926, G. U. 6.12.1926, n. 281) La Legge previde la condanna a morte per «ogni fatto diretto contro la vita, l’integrità o la libertà personale del Re o del Reggente» (art. 1), «della Regina, del Principe ereditario e del Capo del Governo» (art. 2); dai 15 a 30 anni di carcere per chi «promuoveva ed organizzava simili azioni»; dai 5 a 15 anni per chi ne facesse «apologia sia a voce che a mezzo stampa» (art. 3); dai 3 a 10 anni per chiunque «ricostituisse sotto qualsiasi forma e nome, associazioni, organizzazioni, sindacati o partiti disciolti per ordine della pubblica autorità [ ] e da 2 a 5 anni per i/le loro associati/e» (art. 4); dai 5 ai 10 anni per chiunque, fuoriuscito/a o esiliato/a, «dall’estero criticasse la patria e le sue autorità»; la pena, in contumacia, riguardava la perdita della cittadinanza, la confisca o il sequestro dei beni, l’interdizione dai pubblici uffici (art. 5), come in tutti gli articoli precedenti. La nuova e funesta istituzione «segnò l’apice dell’istituzionalizzazione dell’arbitrio e della violenza fascista» come si legge nell’opera citata sulle sentenze emesse contro le donne e incarcerate dal Tribunale Speciale a Perugia. Sentenze che «non prevedevano il ricorso, solo la revisione». Il Tribunale Speciale era presieduto da un Ufficiale del Regno d’Italia scelto tra i suoi membri, rappresentanti l’esercito, la marina, l’areonautica e la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, tutti con diritto di voto mentre non l’aveva il Relatore scelto tra il personale della giustizia militare. Dal 1926 al 1943 – quando fu sciolto nella prima riunione del governo Badoglio (29 luglio 1943, D. L. n. 668) – il Tribunale Speciale emise circa 5000 sentenze, quasi tutte per antifascisti/e di fede socialista o comunista, molti/e di loro rimasti/e senza nome o non sopravvissuti/e alla prigionia. Fra i più noti antifascisti esaminati da quei Giudici, anche Sandro Pertini (7° Presidente della Repubblica Italiana), arrestato dopo l’esilio in Francia e confinato a S. Giorgio. La ricerca documentale di Mario Mammuccari e Anna Miserocchi riguarda 150 sentenze emesse dal Tribunale Speciale contro le antifasciste inviate nel carcere perugino, 26 delle quali furono assolte, 38/39 rinviate ad altro giudizio, le restanti condannate a pene dai 2 ai 18 anni. Le prime condannate vi entrarono, fra Novembre e Dicembre del 1927: Giorgina Rossetti di Novara, Lucia Minon di Trieste e Zaira Cianchi di Firenze. Molte antifasciste che non avevano ancora finito di scontare la pena, alla chiusura del Tribunale Speciale furono condannate al confino di Polizia, soprattutto nelle isole maggiori o minori, senza neppure avere il tempo di un saluto ai familiari, tra loro: Clara Balboni, Anna Bazzini, Adele Bei*, Maria Bernetich, Anna Bessone, Francesca Vera Ciceri Invernizzi, Cesira Fiori, Lea Giaccaglia, Ergenite Gili, Lucia Gobetto, Antonia Logar, Rosa Messina, Lucia Olivo, Marcellina Oriani, Anna Pavignano, Maria Maddalena Pizzato, Anita Pusterla, Camilla Ravera, Giorgina Rossetti, Albe Spina, Carmelina Succio, Iside Viana, Valeria Wachenhusen. * Adele Bei Ciufoli (Cantiano, 4 maggio 1904 – Roma, 15 ottobre 1976), arrestata, nel ’33, a Roma, dopo aver passaL’antifascismo nel Ventennio, la guerra e la Resistenza

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