1946 il voto delle donne

47 L’antifascismo nel Ventennio, la guerra, la Resistenza Luisa Zappitelli vedova Ercolani (Villa del Seminario – Città di Castello, 8 nov. 1911). Testimonianza I miei genitori avevano in affitto un podere. C’erano i partigiani nascosti nella zona, anche Venanzio Gabriotti, giovane capo partigiano, che veniva da mio padre Francesco e mia madre a prendere il latte. Erano amici. Venanzio* è venuto da noi, di notte, pochi giorni prima che lo prendessero perché aveva fame e mia madre gli ha fatto la ciaccia (torta al testo), con il prosciutto che gli piaceva tanto. Al tempo non si poteva essere liberi di esprimere le idee ma in casa nostra siamo sempre stati liberi nelle nostre idee e non ci sono mai stati problemi tra maschi e femmine, eravamo tutti aperti, ascoltavamo la radio. Mi è rimasto impresso che era ancora caldo, forse dopo l’8 settembre, una sera tardi ha bussato alla porta un disertore che aveva chiesto aiuto; gli altri non gli hanno dato niente mentre mio marito Gualtiero gli ha dato un paio di pantaloni e una camicia e in fretta lo hanno rivestito. Lui voleva lasciare la divisa, per dare qualcosa in cambio, ma Gualtiero non l’ha voluta, gli ha detto di gettarla lontano, gli ha insegnato i sentieri della macchia. In cambio, l’uomo gli ha dato la sua gavetta di alluminio con inciso il nome e un disegno, fatto con un coltellino o con una forchetta, che sembra di una lama, di un’arma bianca. L’abbiamo ancora in casa e i miei genitori sono sempre stati curiosi di sapere che fine avesse fatto, se fosse riuscito a tornare a casa, nel Sud, dai suoi figli. Aveva la smania di ritornare. Anche durante la guerra andavo con le amiche a ballare e siccome stavamo un po’ meglio degli altri e avevo qualche gioiellino, lo prestavo. Una volta ho prestato una collana a un’amica per andare a una festa e lei non voleva prenderla perché le sembrava troppo bella e voleva togliersela quando ha visto che c’era il padrone perché aveva paura che la rimproverasse ma glielo ho fatta tenere, non doveva avere paura. Un nostro vicino di casa era uno dei capi del PCI della zona e ho saputo che anche le donne votavano dai loro discorsi. C’erano uomini e anche donne che giravano a far comizi nelle campagne. Anche prima della Liberazione c’erano donne che giravano per aiutare. Un giorno, il parroco ha detto a mio padre Francesco e a mio fratello Gualtiero, che avrebbe regalato a uno il cappello e all’altro una camicia se avessero votato DC, ma loro hanno rifiutato. La figlia, Anna Ercolani: «Mia madre è il simbolo e l’orgoglio della nostra famiglia e della nostra comunità. È un’autodidatta che si è fatta una gran cultura leggendo in maniera esagerata, lo dico da insegnate. Ha sempre letto qualsiasi cosa le capitasse per le mani, anche un pezzo di carta preso da terra e soprattutto libri di storia. Non solo ha sempre votato, in ogni occasione ma ha sempre detto di andare a votare, che la gente è morta per farci votare. È sempre stata una donna emancipata e ha sempre cercato di emancipare le altre. Una quindicina d’anni fa, con la mia classe di scuola media, feci una ricerca sui Gruppi di difesa della donna, attivi in questa zona, qualcosa di mezzo tra le partigiane, le infermiere e le dame della carità. Andavano anche in campagna a portare viveri, abiti, medicine, lettere dal fronte. Il giorno dopo il Referundum sulle Trivelle del 16 aprile, siamo stati ricevuti dal sindaco, Luciano Bacchetta, che ha sottolineato il valore civico, l’esemplare attaccamento e rispetto delle istituzioni del gesto compiuto da mia madre a 104 anni. Ha risposto «non ho fatto nulla di strano. Sono onorata di appartenere a questa comunità, alla mia città e di osservare i diritti e i doveri che prevede la nostra Costituzione». Ha ringraziato tutti, anche i mass media che hanno fatto diventare il suo voto un evento, ma era già famosa come mascotte del Vespa club di Città di Castello, decana fra gli allevatori di canarini gialli e bianchi. Ai premi nazionali e internazionali ha aggiunto un premio ‘ad honorem’ come più longeva allevatrice nel campionato italiano di Cesena. Mia madre fa ogni cosa con dedizione e passione. Ricevo da ogni parte, anche da voi, tanti complimenti per lei, per la sua vivacità, autorevolezza e libertà.

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