1946 il voto delle donne

48 1946: il voto delle donne Avevo 35 anni quando ho votato per la prima volta nella scuola di Belvedere, frazione di Città di castello; ero sposata, avevo già due maschi e la terza, Anna, nata da poco. Sono rimasta vedova molto presto. Sono andata a votare con la famiglia e con le amiche che sono riuscita a convincere. Ho votato in una cabina chiusa con la tendina e ho votato Repubblica e la sera abbiamo fatto festa noi donne, dicevamo «A mo’ comandamo come gli omini». Da quel giorno ho sempre votato, non mi sono mai tirata indietro. Sono andata a votare, ogni volta, sono settant’anni che voto. Sono andata anche al Referendum delle trivelle. Avevo male a una gamba ma ho preso le pillole e sono andata al seggio con mio figlio Dario [ndr. seggio n. 51, scuola elementare “Rignaldello” di Città di Castello] e ho votato da sola nella cabina. C’era tanta gente che mi vuole bene. Lo dico sempre che bisogna andare a votare, non arrendersi. Ho sempre lavorato. Insieme a mia madre tessevo la tela e curavo la casa. Usavo la vespa per muovermi, l’ho guidata fino ai novantacinque anni, adesso mi portano dietro, con il casco. Siamo una famiglia molto unita. Abito con mia figlia Anna. Insieme a mio nipote, Gualtiero Ercolani, veterinario, che fin da piccolo ha avuto la passione dei canarini, allevo centinaia di canarini gialli e bianchi. Ci vuole molta cura, molte ore al giorno. Li alleviamo e li selezioniamo. Abbiamo vinto molti premi, medaglie d’oro e trofei (es. Internazionale di Romagna, a Cesena). • Fonte Redazione: intervista di Maria Paola Fiorensoli *Il martire della resistenza, Venanzio Gabriotti (Città di Castello, 1883 – ivi, 9 maggio 1944), militare italiano e Medaglia D’Oro alla Memoria, fu fucilato, senza processo, sulla piazza della cittadina umbra, a seguito del feroce rastrellamento nazista del 7 maggio 1944 a Pietralunga, paese Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i sacrifici della popolazione durante la Seconda Guerra Mondiale e la Liberazione; per l’attività partigiana e, in particolare, di una Brigata costituitasi l’8 settembre 1943 presso il vocabolo San Salvatore e il 13 settembre 1943 in località San Faustino e che si chiamò Brigata Proletaria d’urto S. Faustino dopo aver cacciato, il 30 aprile 1943, dalla caserma di Pietralunga, i Repubblichini (gli aderenti alla Repubblica di Salò, guidata da Benito Mussolini, voluta da Hitler a controllo della parte residua di territorio italiano occupato dai Tedeschi dopo l’Armistizio di Cassibile). La Brigata dichiarò il territorio ‘Zona Libera’ assegnando la carica di sindaco a Luigi Pauselli (già espulso dai Fascisti nel ’21) e festeggiando il 1° maggio, festa vietata dal fascismo. Vittime del rastrellamento con cui i nazifascisti ripresero il controllo, anche sette ragazzi fucilati sulla piazza di Pietralunga, che fu definitivamente liberata, il 29 luglio 1944. Redazione

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