1946 il voto delle donne

57 La Deportazione Tra le Testimoni di Geova che portarono il triangolo viola, a Ravensbrück, Therese Schreiber, Charlotte Muller, Ilse Unterdorfer che persino in quelle proibitive condizioni fecero proselite. La setta fu tra le prime a essere perseguitata dal nazismo e quelle donne sono state ricordate, in assise internazionale, dalla Mostra Triangoli Viola (1933-1945), le vittime dimenticate. Storia di una straordinaria resistenza (Amburgo, 1997). Le sopravvissute di Ravensbrück non vollero dimenticare né tacere e, creando la straordinaria occasione di ricercarsi e ritrovarsi periodicamente, gettarono le basi dell’odierno Comitato Internazionale che ne mantiene gli intenti e ne trasmette la memoria, produce cultura, vigila e denuncia i germogli nefasti per la democrazia e la libertà che stanno ricrescendo in Europa e altrove. Grazie a loro, sia Ambra Laurenzi che Sarah Helm hanno potuto ricostruire il lager di Ravensbrück sia nella pianta, che nella gerarchia di comando, al femminile (Aufseherinnen e Lagerpolizei), che nella vita infernale delle internate. Sono così stati ricostruiti i luoghi dell’orrore, come il Revier con sala parto e tragica stufa, e la Tenda nera dove donne e bambine/i sparivano, oggetto di sperimentazioni mortali, senza alcun soccorso. Ravensbrück, lager modello, fu voluto da Himmel «architetto del genocidio, fanatico dell’occulto, che diede forma concreta all’ideale eugenetico ed all’illusione dell’igiene razziale di Hitler, creduto potenziare il mito del ‘Buon Sangue’ della nazione mentre la stessa ne perdeva e ne versava molto sui campi di battaglia» (C. Guidi). Le esecuzioni sommarie di un campo che fu di concentramento e di sterminio insieme, diventarono stragi sistematiche quando, nel sentore della sconfitta, si vollero cancellare “le prove” della strage di un imprecisato numero di vittime, dalle 30.000 alle 90.000. All’arrivo dell’Armata Rossa» ha concluso Carla Guidi, «poco era rimasto, documenti e ceneri e corpi affondati nel vicino lago Schwedt (lago di Fürstenberg/Havel), ma dati i nuovi crimini compiuti sulle superstiti, ancora di più se ne volle cancellare la memoria anche se il campo non scomparve, fu utilizzato a scopi militari negli anni della Guerra fredda e lasciato solo nel 1994». Redazione Gli anni difficili: Anna Zucchini e Linceo Graziosi, operai Anna Zucchini (1922-1993), dei Gruppi di Difesa Donna (GDD), staffetta partigiana, partecipò alla battaglia di Porta Lame a Bologna. In condivisione d’ideali e appartenenze politiche con il marito, Linceo Graziosi, firmò Gli anni difficili Antifascismo, ricostruzione post bel lica e sviluppo industriale nei ricordi di due operai metalmeccanici (Ed. Litosei, Bologna, 2001), di cui, a detta della figlia, Katia Graziosi, fece quasi interamente la stesura. L’opera, corredata di fotografie, testimonia la loro esperienza politica operaia nella fabbrica Ducati, sotto il Fascismo fino alla Repubblica, compresi i grandi licenziamenti degli anni ’50 pagati sopratttutto da operaie e impiegate. Vi emerge il ruolo basilare delle operaie e dei Gruppi di Difesa della Donna (GDD), nell’organizzazione del grande sciopero del marzo 1944 e, successivamente, nella Resistenza, per la conquista del voto, nella Prima conferenza UDI (agosto 1945, Borgo Panigale), nell’accoglienza dei bambini di Napoli nel dopoguerra, nella ricostruzione, nelle lotte per gli asili nido (il primo fu aperto a Bologna dopo la Liberazione), e in quelle operaie per ottenere diritti e contrastare i licenziamenti. Il volume, postumo agli Autori, curato dal prof. Giovanni Mottura (all’epoca docente di sociologia all’Università di Modena e Reggio Emilia), fu voluto da FIOM-CGIL (BO) in occasione del suo centenario sindacale. Nella pagina seguente ne pubblichiamo alcuni stralci, ringraziandone Katia Graziosi.

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