1946 il voto delle donne

59 La conquista del suffragio femminile in Italia Stralcio dell’intervento di Pietro Curzio, Consigliere della Corte di Cassazione; convegno “Donne in magistratura 1963-2013... 50 anni dopo” (Roma, 27.9.2013, Corte di Cassazione), promosso da ANM e ADMI: Vorrei raccontare una storia Un frammento di storia d’Italia, dimenticato; riemerso grazie ad alcuni studi recenti, di cui consiglio vivamente la lettura Un episodio che forse meriterebbe l’attenzione di uno scrittore o di un cineasta Le protagoniste furono dieci donne di età diverse, tutte nate tra gli anni Cinquanta ed ottanta dell’Ottocento, che nel 1906 avevano dai cinquanta ai vent’anni Erano di estrazione piccolo borghese, a volte modesta Quasi tutte sposate, qualcuna con parecchi figli, mentre una di loro rimase nubile per buona parte della vita e si sposò ottantenne Alcune ebbero vita breve, altre vivranno a lungo, l’ultima morirà ai nostri giorni nel 1970 Dai fascicoli personali si evince una vita di supplenze, i carichi provvisori, concorsi, insegnamenti in paesini e frazioni, spostamenti in corriere, mancate autorizzazioni a viaggiare, ricerca di stanzette nei pressi delle scuole, istanze per avere bracieri in classe, oltre che encomi e riconoscimenti, ma anche contrasti con le amministrazioni comunali da cui dipendevano Nessuna svolse attività politica, né sindacale Il mondo politico, in tutte le sue componenti, con l’eccezione di alcune intuizioni risalenti a Mazzini, all’inizio del Novecento era poco sensibile al problema del voto femminile, oscillando tra una maggioranza fortemente contraria ed atteggiamenti comunque molto tiepidi Le dieci suffragette marchigiane presentarono la domanda di iscrizione nelle liste per le elezioni politiche La prima sorpresa fu che la Commissione elettorale della provincia di Ancona accolse l’istanza Questo accadde invero anche in qualche altra città Ma la vera sorpresa fu che il ricorso contro tale decisione, tempestivamente presentato dal procuratore del Re, non venne accolto: fu rigettato dalla Corte di appello di Ancona con una sentenza che confermò l’iscrizione nelle liste elettorali La vicenda tornò poi nell’alveo della normalità, perché la Corte di cassazione di Roma (la Cassazione civile non era stata ancora unificata) cassò la sentenza Tuttavia il fatto rimane eclatante: per dieci mesi, dal luglio 1906 al maggio 1907, le maestre rimasero iscritte nelle liste degli aventi diritti al voto Se il governo dell’epoca, presieduto da Giolitti, fosse caduto in quel periodo e si fosse andati alle urne, avrebbero votato 2 541 327 italiani maschi e 10 italiane, le maestre di Senigallia Ma Giolitti non cadde in quei mesi Il Giudice Mortara della Corte di Ancona accettò la richiesta delle 10 maestre (25 luglio 1906, Giur.It., 1906, III, 389), dando alla parola regnicoli dello Statuto albertino un’interpretazione universale. L’uguaglianza di tutti i regnicoli davanti alla legge (art. 24) era quindi da intendersi al maschile e al femminile esattamente faceva l’articolo successivo (n. 25) rispetto al pagamento delle tasse. Era indubbio che le donne pagassero le tasse e che godessero di altri diritti politici legati alla libertà personale e d’espressione senza che nel testo della legge fosse scritto regnicoli e regnicole. La sentenza fu impugnata dal Procuratore del re e la Corte di Cassazione gli dette ragione interpretando l’assenza del femminile (regnicole), come un’indicazione precisa della loro esclusione; citò molti e antichi casi di esclusione femminile dal suffragio, asserì che oltre alla legge vigeva quella non scritta della tradizione e che mai le donne avevano votato ed erano state elette, almeno in Italia e che era bene continuasse così. Il silenzio dell’art. 24 non poteva perciò essere considerato un assenso, sarebbe occorsa una legge ad hoc per fare accedere le donne al suffragio e alla rappresentanza ed è ciò che le Italiane conquistarono dopo quasi un secolo di suffragismo. Seppure per poco tempo, le dieci maestre furono iscritte nelle liste elettorali, come scoprì Marco Severini e riportò Pietro Curzio. BIB. Severini Marco, Dieci donne Storia delle prime elettrici italiane, Liberilibri, 2° edizione, 2013). Le dieci maestre di Senigallia: Adele Capobianchi – Carolina Bacchi – Dina Tosoni – Emilia Simoncioni – Enrica Tesei – Giulia Berna – Giuseppina Berbecci – ginia Matteucci – Luigia Mandolini – Palmira Bagaioli

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