1946 il voto delle donne

64 1946: il voto delle donne te attentamente, capite, applaudite» (Acudi, cron., B 10, f. 103) ma accadeva a loro quello che accadeva in tutta Italia. Le istanze di libertà, felicità, lavoro, uguaglianza e salute espresse dalle donne nello straordinario primo semestre 1946 e nella seconda tornata della campagna amministrativa d’autunno, colmarono il silenzio, la cancellazione che l’associazionismo femminile e femminista aveva subìto da parte del Fascismo e raccolse i frutti di battaglie precedenti pur senza riconoscerli. Dai materiali elettorali trapela la sensazione di vivere un momento “nuovo e unico” della storia e di essere chiamate a scelte epocali senza aver nulla alle spalle. Era “nuovo” anche utilizzare la radio per spiegare le proprie posizioni e fare eleggere proprie iscritte nelle istituzioni, anche locali. La presenza dell’UDI nelle trasmissioni radiofoniche è riportata nei resoconti dei suoi comitati provinciali Anche il CIF utilizzò largamente lo strumento radiofonico e, nel ricco materiale d’epoca, c’è un volantino che invita a seguire «le trasmissioni quindicinali del venerdì pomeriggio» (Collezione Privata, Volantino CIF, Donne operarie contadine). La crescente attenzione verso i mezzi di comunicazione, con esplicite finalità elettorali ed ‘educative’, riguardò anche le prime testate nate o ricostituitesi durante la Resistenza e all’indomani della Liberazione. Organo di stampa dell’UDI, Noi Donne fu tra i primissimi giornali a utilizzare linguaggi semplici e illustrazioni accattivanti e a uscire in edicola. Tra i suggerimenti dati all’elettorato femminile, Nadia Gallico Spano ricordò in un’intervista (Istituto Luce, 2004) come l’UDI suggerisse alle donne di non indicare le preferenze per la Costituente, per evitare sbagli, ma di ‘segnare’ solo il numero o il simbolo e di non mettersi il rossetto per non rischiare d’invalidare la scheda elettorale. La folla di donne e uomini che andò ai seggi facendo vincere la Repubblica e che elesse Madri (21) e Padri (535) costituenti, non ha solo definito l’identità italiana ma è entrata nella genealogia di ciascuna/o, al di là della scelta di voto, segnando, nello straordinario 1946, nella storia d’Italia, un momento altissimo, insopprimibile, di democrazia partecipativa, d’esercizio di libertà.

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