1946 il voto delle donne

70 1946: il voto delle donne Angelina (Lina) Merlin (Pozzonovo 1887 – Padova, 1979) Trascorsa infanzia e giovinezza a Chioggia, diplomatasi maestra elementare presso le Suore Canossiane, Lina Merlin si trasferì a Grenoble, per laurearsi in Francese. Socialista convinta, iscritta al S.I., collaborò con la testata “La difesa delle lavoratrici”, di cui assunse la direzione. La presa di coscienza sul femminile le ampliò lo sguardo sulle problematiche, sovente economiche, sociali e morali, delle donne del chioggiotto e del Polesine e ne denunciò la solitudine, il ricorso alla prostituzione, l’ipocrisia corrente dei “clienti” che contagiavano le mogli con malattie veneree. Collaboratrice del deputato socialista Giacomo Matteotti cui riferiva anche le violenze delle squadre fasciste nel padovano, dopo l’assassinio di lui e l’avvento del regime, fu arrestata cinque volte, quindi scontò cinque anni di confino a Nuoro e provincia, dove si conquistò il rispetto della popolazione, specie delle donne, cui insegnò anche a leggere e a scrivere. Dopo il confino sardo, sposò a Milano (1930) il medico ed ex deputato socialista di Rovigo Dante Gallani, partigiano militante di cui rimase presto vedova. Co-fondatrice, a Milano, dei Gruppi di Difesa della Donna (GDD), Lina Merlin sfuggì per un soffio all’arresto dei Nazisti e organizzò l’Insurrezione con Claudia Maffioli, Lelio Basso, Rodolfo Morandi e Sandro Pertini (7° Presidente della Repubblica Italiana); partecipe dell’occupazione del Provveditorato di Milano, impose la resa ai nazi-fascisti. Nominata dal CLNAI ‘Commissario per l’Istruzione’ della Lombardia (27 aprile 1945), fu Madre Costituente, componente della Commissione dei 75 e la prima a intervenire al Senato (1948). Nell’agosto del 1948, su suggerimento di Umberto Terracini e con il sostegno dell’Alleanza femminile internazionale, depositò un disegno di legge abrogativo per chiudere le “case di tolleranza” che la Legge Cavour aveva aperto all’Unità d’Italia contestualmente all’istituzione della Leva obbligatoria. (Vedi sulla Legge Merlin: pag. 37). Lina Merlin vinse altre battaglie di civiltà, come l’abolizione della infamante dicitura “figlio di N.N.” per i trovatelli; l’equiparazione dei figli naturali a quelli legittimi in materia fiscale; la legge sulle adozioni che eliminava le disparità di legge tra figli adottivi e figli propri; la soppressione della vessatoria e sessista “clausola di nubilato” nei contratti di lavoro, che imponeva il licenziamento alle lavoratrici che si sposavano. Nel 1961 il partito non la ricandidò e lei strappò la tessera. Disse, congedandosi, di non poterne più di «fascisti rilegittimati, analfabeti politici e servitorelli dello stalinismo». Coerente con le sue idee, la sua attività non risentì mai di opportunismi e la sua ultima battaglia fu, da antidivorzista, nel Comitato promotore del referendum abrogativo della legge del 1970. Ritiratasi nella sua casa milanese, Lina Merlin visse con Franca Cuonzo Zanibon, figlia di una cugina precocemente scomparsa che le era stata affidata e che adottò, come figlia. Teresa Noce (Torino, 1900 – Bologna, 22 gennaio 1980) Nata da famiglia operaia, costretta all’abbandono scolastico per mantenersi con vari lavori, fu autodidatta e riuscì poi a laurearsi e a insegnare. Co-fondatrice del Partito Comunista Italiano (PCI, 1932), sposò nel 1926 il torinese antifascista Luigi Longo, all’epoca studente d’ingegneria ma con responsabilità politiche. Dei loro tre figli solo due sopravvissero. L’emigrazione prima a Mosca e poi a Parigi non impedì a Teresa numerosi viaggi clandestini Italia per l’attivismo partitico e antifascista. Dopo un secondo periodo moscovita, fondò a Parigi, con Xenia Silberberg, il foglio clandestino “Noi donne“. Nel 1936, Teresa e Luigi si arruolarono fra i volontari che difendevano la Repubblica nella guerra civile spagnola. Nel periodo, lei assunse il nome di battaglia Estella e curò il giornale degli Italiani delle Brigate internazionali: Il volontario della libertà Esperienza che, tornata a Parigi, riversò nel romanzo autobiografico Gioventù senza sole (1937). Con la Seconda Guerra Mondiale, Teresa fu deportata nel campo di Rieucros ma sebbene l’intervento delle autorità sovietiche riuscisse a liberarla, l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica (giugno 1941) le impedì di ricongiungersi ai figli, a Mosca. Diventata, a Marsiglia, la responsabile della Mano d’opera immigrata (MOI) per il Partito Comunista francese, partigiana combattente nel gruppo dei Francs-tireurs-et-partisans, fu arrestata (1943), e patì il carcere e la deportazione nei campi di concentramento di Ravensbruck, Flossenbürg e Holleischen (1944) dove lavorò forzatamente in una fabbrica di munizioni. Liberata dalle truppe sovietiche, rientrò definitivamente in Italia. Madre Costituente, nominata alla Commissione dei 75, contribuì alla stesura della Costituzione. Degne di nota sono le osservazioni formulate da Teresa Noce e Lina Merlin sulle garanzie economico-sociali per l’assistenza alla famiglia (18 settembre 1946) recepite poi dall’art. 31.

RkJQdWJsaXNoZXIy MjM0NDE=