90 1946: il voto delle donne Ero una ragazza quando ho votato e mi ricordo che ero felice. Sono andata al seggio da sola, tutti sono andati al seggio da soli, per il lavoro, e tutti eravamo contenti ma non abbiamo festeggiato. • Fonte: Redazione Maria Loy (Napoli, 21 agosto 1924) Ho votato a Roma, ero una studentessa quando ho votato. Ho appreso dalla stampa e dalla radio, manifesti murali, che esortavano alla partecipazione totale. L’opinione pubblica non era concorde, si temeva un risultato dovuto all’emotività femminile. Ricordo che l’affluenza di popolo fu superiore alle aspettative. Affollamento tumultuoso e insofferente che ostacolava il voto. Sono andata a votare con orgoglio e responsabilità. Mi è rimasto un ricordo indelebile. • Fonte ComunitAppia: Maria Rosa Ardizzone Concetta Mattiello (Roma, 19 agosto 1918) Ho votato il 2 giugno nella scuola Giulio Cesare, ero sposata e casalinga. Ho saputo di poter votare dalla radio e dai giornali. Mi ricordo che mi ha dato una grande soddisfazione andare a votare. • Fonte Redazione: Carmelina Natale detta Rudy Umbertina Mecenate (Roma, 7 gennaio 1923) Sono nata e ho sempre vissuto a Roma. Quando ho votato, ero nubile, impiegata alla mot orizzazione civile. Non ho mai partecipato ad associazioni o comitati. Non ricordo nulla del giorno del voto e non ricordo la campagna elettorale per le donne. • Fonte Redazione: Carmelina Natale detta Rudy Odda Olivi (Senigallia, 5 aprile 1924) Vivo a Mondolfo e sono nubile. Sono una sarta. Non ho mai fatto parte di associazioni. Ho saputo di potere votare dal mio fidanzato. Ho anche seguito qualche comizio. Ricordo il piacere di votare. • Fonte: Redazione Laura Ortolani Serafini (Roma, 13 aprile 1921) Nata a Roma ho votato a Treviso, dove insegnavo. Ero nubile. Ho appreso di poter votare dai giornali quotidiani. Non ci fu dibattito ma ricordo l’attesa in fila per votare che fu lunghissima e sotto il sole cocente. • Fonte ComunitAppia: Maria Rosa Ardizzone Gilda Pietropaoli (Morolo, 9 marzo 1909) Quando ho votato ero sposata e lavoravo in garage. Non ho mai frequentato associazioni di donne. Non sapevo di poter votare. Non ricordo nulla di quella giornata. Ero ancora presa dai ricordi e compresa dalla guerra. • Fonte ComunitAppia: Maria Rosa Ardizzone Francesca Vittoria Raffaelli Oliveri (Pesaro, 28 ottobre 1924) La nostra è stata una città del vecchio Stato della Chiesa e perciò è sempre stata molto critica, una città ‘laica’ ed era tappezzata di manifesti per andare a votare, anche di tanti manifesti per le donne. Non poteva essere possibile non sapere che si doveva andare a votare. Io non mi sono mai occupata di politica ma è probabile che ci fosse un comitato di donne per il voto in città. Io penso che non ci fosse in Italia nessuno che non sapesse di dover votare, forse in qualche paese sperduto del Sud. La propaganda era quasi un’ossessione. Era un obbligo, non un dovere morale. Mi ricordo che quando sono andata a votare alla scuola Carducci ho trovato il mio professore di Italiano, Luigi Settembrini, a presiedere il seggio e siccome non potevo votare per il Senato, ci volevano 25 anni lui mi ha fatto la battuta “beata lei!” • Fonte: Redazione Maria Rinaldi Amendola (Nola, 1920). Vivo a Bari dal 1940. Ho due lauree, una in Lettere antiche presa a Napoli e una in Giurisprudenza, presa a Bari. Ho concluso l’attività avvocatizia all’inizio di quest’anno. Unico commento: L’Italia è stata come sempre in ritardo Kemal Ataturk aveva già concesso nel 1923 il voto alle Turche! • Fonte: FILDIS Caterina Rocca vedova Guidetti (Napoli 8 maggio 1921) Ho votato a Napoli. Attualmente risiedo a Roma. All’epoca del voto era sposata, casalinga e non partecipavo né ai comitati né all’associazionismo femminile. Ho saputo del voto ascoltando la gente. • Fonte: La figlia, Maria Gabriella Guidetti, sottolinea che la madre non ricorda il dibattito intorno al voto e neanche la giornata del 2 giugno, anche se suo padre era un uomo politico del partito popolare ma in casa non parlava mai del suo impegno politico.
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