1946 il voto delle donne

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1946: IL VOTO DELLE DONNE

Numero monografico de il Foglio de il Paese delle donne che pubblica e approfondisce i materiali della Mostra-Convegno 1946: il Voto delle Donne IL PAESE DELLE DONNE Associazione culturale ed editoriale, senza fini di lucro c/c postale n. 69515005, causale: “Sottoscrizione 2016” a versamento. ILLIMITATO ! IBAN: IT 65 O 076010 32000 000695 15005 Il paese delle donne on-line-rivista www.womenews.net – piccola editoria Premio di scrittura femminile “il Paese delle donne & Donna e Poesia saggistica, narrativa, testi per l’infanzia, tesi di laurea e di dottorato, poesia edita e inedita, arti visive info: associazionepdd@gmail.com; cell. 3470336462 Il Foglio de il Paese delle donne, n. 2, anno XXIX, 31 maggio 2016; II edizione ampliata del numero monografico 1946: il voto delle donne, a cura di Irene Iorno e Maria Paola Fiorensoli, Edito da il Paese delle donne. Direttora Responsabile: Marina Pivetta. In Redazione: M. Fiorensoli, M. Pivetta, I. Iorno, F. Fraboni. Agenzia Il paese delle donne – Registrazione Tribunale di Roma, n° 571 del 13.11.1987. Issn 1594-785830 RM. Stampato in proprio. Poste Italiane Spa Sped. Abbonamento Postale DL 353/2003 (Conv. IN L 27.02.2004 n° 46. Art. 1, Comma 1 DCB RM C.F. 96096050586, Via della Lungara 19, 00165 RM ISBN 978-88-95696-08-9

Vivamente si ringrazia Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella Per l’onore della Sua attenzione e dell’assegnata ‘Medaglia del Presidente’ Mostra-Convegno itinerante “1946: Il Voto delle Donne” Ideazione Progetto: Maria Paola Fiorensoli Comitato Tecnico per la cura della Mostra-Convegno itinerante: Maria Paola Fiorensoli, Fiorenza Taricone, Gabriella Anselmi, Irene Iorno, Serena Magi Coordinazione progetto Mostra: Irene Iorno Logo: Sofia Quaroni PowerPoint: Michela Paglia Enti Promotori • Associazione il Paese delle donne – Premio il Paese delle donne & Donna e Poesia • Consigliera Provinciale di Parità – Frosinone • Università di Cassino e del Lazio Meridionale • Laboratorio anti discriminazione (LAD) – Università di Cassino e Lazio Meridionale • Federazione italiana laureate e diplomate istituti superiori (FILDIS – GWI) Enti Patrocinanti • Associazione Castello Manservisi di Castelluccio Alto-Reno Terme (BO) • Associazione Nazionale Donne Elettrici (ANDE) • Associazione Nazionale Donne Elettrici (ANDE) – Potenza • Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti (ANED) e Sez. di Roma • Associazione Raichinas e Chimas (Radici e Germogli) • Associazione Kiasso – Turismo Internazionale per Sordi, Onlus • Caravan Edizioni • Casa Internazionale delle Donne con Associazione Archivia–Archivi, Biblioteche e Centri di Documentazione delle Donne e Coro della Casa Internazionale delle Donne • Centro Italiano Femminile (CIF) • Comunit/Appia • Consigliera Regionale di Parità – Basilicata • Consigliera Regionale di Parità – Lazio • Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI) • Fondazione Memoria della Deportazione • Unione Donne In Italia (UDI) con Archivio Centrale dell’UDI, Associazione Archivi dell’UDI e Archivi e Biblioteche dell’UDI • Women’s International League For Peace And Freedom (WILPF – Italia)

Nel ricordare che l’iniziativa è stata autofinanziata nella ricerca sul territorio (2015-2016), nell’allestimento e disallestimento, e negli eventi a corollario delle tappe, gli Enti Promotori ringraziano per i contributi nell’organizzazione, l’arricchimento documentario e tematico, il sostegno economico delle tappe: • Casa internazionale delle donne – Progetto 1946: il voto delle donne – che ha reso possibile anche la pubblicazione del catalogo. per il contributo finanziario: • Consiglio Nazionale delle Donne Italiane • ANDE Nazionale • Centro Italiano Femminile • Unione Donne in Italia per l’organizzazione e il sostegno economico delle varie tappe: • Casa Internazionale delle Donne (Roma, 31 maggio – 4 giugno) • Associazione Castello Manservisi e Museo Laborantes (Castelluccio Alto Reno Terme, 31 luglio-16 agosto) • ANDE-Potenza e Consigliera Regionale di Parità – Basilicata – Museo Provinciale “M. Lacava” (Potenza, 23 settembre-1° ottobre) • Associazione Raichinas e Chimas – Comune di Dorgali (NU) – “Centro Culturale” di via Veneto (Dorgali, 7-8 ottobre) • Università di Cassino e del Lazio Meridionale (17-27 ottobre) e per esso il Magnifico Rettore Giovanni Betta Coloro che ospiteranno la Mostra-Convegno, arricchendola di testimonianze e contributi tematici Ringraziano in particolare: • Francesca Koch (Presidente APS Casa Internazionale delle Donne – Roma) • Marina Pivetta e Stefano Semenzato (Associazione Castello Manservisi di Castelluccio Alto-Reno Terme) • Maria Anna Fanelli (Presidente ANDE-Potenza; Consigliera Regionale di Parità – Basilicata in prorogatio; . . . Coordinatrice Stati Generali delle donne della Basilicata) • Giovanni Betta (Magnifico Rettore dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale) • Maria Annunziata Secci (Presidente Raichinas e Chimas) • Gabriella Nisticò (Presidente Archivia–Archivi, Biblioteche e Centri di Documentazione delle Donne) e Giovanna Olivieri (Consiglio di Presidenza di Archivia) • Vittoria Tola (Responsabile nazionale dell’Unione Donne in Italia) e Archivio Centrale dell’UDI • Rosangela Pesenti (Presidente Associazione Archivi dell’UDI) • Le Direttore degli Archivi e Biblioteche dell’UDI, in particolare di Modena e di Genova • Angela Orani (Direttrice dell’Archivio di Stato di Nuoro) per la messa a disposizione di rara e/o inedita documentazione su Lina Lerlin nel periodo del confino sardo e la ricerca sulle donne antifasciste e al confino e sulla resistenza delle donne in Barbagia. Gli Enti Promotori

• Mariella Ubbriaco (Segretaria Nazionale FILDIS e le Past President sezioni FILDIS); Anna Rotondo (Siracusa, sez. TEOCRITO); Maria Maddalena Carboni (Marsala); Fiorella Granà (Catania); Mariolina Quiligotti Cordio (Palermo); Tina Algieri (Gela) e Gabriella Urso (Presidente Club Garden La Ferula-UGAI di Caltanisetta) • Le registe: Maria Luisa di Blasi, Ambra Laurenzi, Paola San Giovanni • L’artista Letizia Marabottini, fra le vincitrici del concorso I doveri della donna (Officine Fotografiche e Female Cut, 2013), la cui personale ‘Sweet Instant of Memory’ ha accompagnato la tappa inaugurale • Tipografia ‘Tale & Quale”, via Valle Vermiglio 12, Roma • Mario Vittorio Iorno per la collaborazione all’organizzazione della mostra per il programma del 2 giugno, Festa della Repubblica, nell’ambito della Tappa inaugurale • Gli eredi della famiglia di Paolo Mulas e Rosalia Sale di Dorgali che per l’occasione hanno contribuito a rintracciare immagini e luoghi del confino dorgalese di Lina Merlin L’attrice Alba Bartoli Ungaro per le Letture tratte dal materiale in esposizione e da editoria a tema Il Coro della casa internazionale delle donne diretto da Patrizia Nasini, il cui repertorio di “Tradizione Orale della Musica Popolare Italiana” è ampliato dalle memorie personali, familiari e di lavoro delle componenti. Hanno eseguito canti sulla Resistenza, la Liberazione, il Voto e il Lavoro: Maria Rosa Ardizzone, Anna Maria Baldassi, Anna Maria Chiabrera, Laura Ferrari, Gabriella Lazzoni, Sandra Olivares, Vittoria Panico, Milvia Ragno, Patrizia Regazzoni, Livia Rocco, Flora Rovesti, Assunta Ruscitto Un Grazie incommensurabile alle nostre famiglie e associazioni ed Enti patrocinanti le tappe della Mostra allestita in modo permanente nell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale

Percorsi del suffragismo in Occidente (XVIII – prima metà XX secolo) Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de Gouges . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 «Se le donne hanno il diritto di salire sul patibolo, hanno quello di salire sulla tribuna». . . . . . . . . . . . 15 Alle urne, cittadine! – Marion Engelson. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 Rivendicazione dei diritti: Mary Wollstonecraft – Ginevra Conti Odorisio . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 Il voto alle donne. Uno sguardo in Europa – Vinzia Fiorino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Dal diritto al voto al diritto alla pace – Antonia Sani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 La “Dichiarazione dei diritti e dei sentimenti”. Nascita del movimento femminista liberale e suffragista negli Usa di Maria Paola Fiorensoli . . . . . . . . . . . 25 Percorsi del suffragismo in Italia (XIX – prima metà XX secolo) Dietro l’angolo della democrazia paritaria – Fiorenza Taricone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 Il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI): intervista a Daniela Monaco di Fiorenza Taricone . . . . 32 Federazione italiana laureate e diplomate Istituti Superiori (FILDIS): una Federazione protagonista dal Novecento – Gabriella Anselmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 L’antifascismo, la Resistenza e la guerra Il Tribunale speciale per antifasciste/i con note su Adele Bei – Maria Paola Fiorensoli. . . . . . . . . . . . . . 37 Donne antifasciste e al confino – La resistenza delle donne in terra di Barbagia. Con note su Lina Merlin, la “Legge Merlin” e Maria Giacobbe – Maria Annunziata Secci........................ 38 Lettera di Lina Merlin alla madre (Archivio di Stato di Nuoro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 Due lettere della madre di Lina Merlin (Archivio di Stato di Nuoro). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 Una famiglia di donne nella resistenza torinese: testimonianza di Chiara Gallesio Fiorensoli. . . . . . . . . . 44 Testimonianza di Luisa Zappitelli ved. Ercolani con note: L. Zappitelli, V. Fortunato, zona libera di Pietralunga. .47 Testimonianza di Emilia Gobbin vedova Ricci. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49 Testimonianza di Rosa Rizzuto vedova Lauro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50 I Gruppi di Difesa della Donna: intervista a Marisa Rodano, di Marina Berarducci, con nota. . . . . . . . . 51 Lapide in omaggio alle donne della resistenza romana a Porta San Paolo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 Le “marocchinate” nel Frusinate: testimonianza di Luciana Romoli con nota. . . . . . . . . . . . . . . . . 53 La Deportazione La Deportazione: intervista a Vera Michelin Salomon (ANED) di Irene Iorno . . . . . . . . . . . . . . . . 55 Rawensbrück, il lager delle donne con note su Sara Helm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56 Gli anni difficili: Anna Zucchini e Linceo Graziosi, operai – Katia Graziosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57 La conquista del suffragio femminile in Italia Le dieci maestre di Senigallia .............................................................................. 59 Le donne, l’indimenticabile 1946 e le elezioni amministrative – Vittoria Tola. . . . . . . . . . . . . . . . . 60 Dall’ottenimento di un diritto all’esercizio. Italiane dal 10 marzo al 2 giugno 1946 –Valentina Muià. . . . . . 62 Indice

Consulta nazionale, assemblea costituente, comitato dei 75 Formalizzazione del suffragio femminile. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65 Consulta nazionale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65 Le donne che cambiarono la storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66 Commissione per la Costituzione o Comitato dei 75. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 Discorso inaugurale di Angela Guidi Cingolani alla Consulta Nazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68 Le cinque madri costituenti della Commissione dei 75 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 Teresa Mattei e il Comitato dei 18 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72 Articolo n 3 della Costituzione Italiana • Articolo n 21 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo . . . . 73 Associazionismo femminile dalla clandestinità al dopoguerra Centro Italiano Femminile (CIF): intervista a Maria Chiaia, di Marina Berarducci . . . . . . . . . . . . . . 75 ANDE Nazionale – Fiorenza Taricone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77 Che cosa significa ricordare i settant’anni del voto alle donne in Italia? – Rosangela Pesenti . . . . . . . . . . 78 TAPPE Le Tappe della Mostra: Appunti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83 Prima Tappa: Casa Internazionale delle Donne Un luogo e un progetto: Casa Internazionale delle Donne con note storiche – Francesca Koch . . . . . . . . 87 Testimonianze (selezione settembre 2015 – maggio 2016, varie fonti): G. Batella – A. Belladonna Mogini A. Bottoni Gramaglia – M. D’india – V. Gargioni – A. Girelli Bartolini – M. Loy – C. Mattiello – U. Mecenate O. Olivi – L. Ortolani Serafini – G. Pietropaoli – F. Vittoria Raffaelli Oliveri – M. Rinaldi Amendola C. Rocca Guidetti – E. Sani – E. Talamoni – I. Talamoni – M. Tomaino Petronio – Zanotti Martinengo A. Zucchini Gualandi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87 Seconda Tappa: Museo ‘Laborantes’ di Castello Manservisi di Castelluccio Alto-Reno Terme Redazionale e note su Museo Laborantes e Castello Manservisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95 Testimonianze raccolte da Associazione Castello Manservisi: A. Albertina Pozzi – B. Enrica Casanova, di Maria Elmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95 Un vivo ricordo di qualcosa di grande: Lina Berti Sabattini – Intervista di G. Fanti .............. 96 Intervista a Liliana Gragnoli, di Eleonora Polsinelli ..............................98 Terza Tappa: Museo Archeologico Provinciale ‘M. Lacava’ di Potenza ANDE Potenza/Basilicata: impegni e attività per una democrazia compiuta e paritaria di Maria Anna Fanelli .......................................... 101 Due eventi organizzati dall’ANDE di Potenza, presieduto da Maria Anna Fanelli . . . . . . . . . . . . . . 103

Quarta Tappa: Centro Culturale via Veneto e Sala Consiliare del Comune di Dorgali La pentola delle idee –iniziative a Dorgali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105 Testimonianze raccolte da Associazione Raichinas e Chimas: M.I.G. Amara (Peppina Mereu Ticca) F. De Serra (Zizza ‘Serra’) – V. Fancello Brotza – M. Lai-Sotgia – M.A. Lovicu – E. Marras – G. Mula M. Pintore – N. Spanu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105 Associazione Raichinas e Chimas (Radici e Germogli) – Dorgali (NU) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 Quinta Tappa: Università di Cassino e del Lazio Meridionale Saluti del Magnifico Rettore Giovanni Betta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111 Consigliera Provinciale di Parità Frosinone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 Ricordo di Tina Anselmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113 Sesta Tappa a Siracusa organizzata da FILDIS-TEOCRITO I. Alesso – M. Cammà Quiligotti – M. D’Angeli – R. Galfano Taormina – M. Gallè Di Vita – G. Loreto L. Maiorana Turco – A. Patti Maggio – R. Russo Drago – F. Saluto – E. Toscano Piccione – A. Tricomi Maria Giorgetti ............................................. 115 Settima Tappa: Matera........................................ 121 Le donne, il voto e la democrazia paritaria in mostra dal 17 al 30 marzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123 Ottava Tappa: Corciano........................................ 125 Adele Bei. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128 Contributo Mischianti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130 Il Progetto Pap-Occhio ......................................... 132 RASSEGNA STAMPA DE “IL PAESE DELLE DONNE”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 135 BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136 ARTICOLI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140 SITOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141 ATTI DI CONVEGNI ............................................ 141 ARCHIVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141

13 Percorsi del suffragismo in Occidente (XVIII - prima metà XX secolo) Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791) di Olympe de Gouges Preambolo Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei b uoni costumi, e alla felicità di tutti In conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina I: La Donna nasce libera e resta eguale all’uomo nei diritti Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune II: Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione III: Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, che è la riunione della donna e dell’uomo: nessun corpo, nessun individuo può esercitarne l’autorità che non ne sia espressamente derivata IV: La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l’uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione V: Le leggi della natura e della ragione impediscono ogni azione nociva alla società: tutto ciò che non è proibito da queste leggi, sagge e divine, non può essere impedito, e nessuno può essere obbligato a fare quello che esse non ordinano di fare VI: La legge deve essere l’espressione della volontà generale; tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione; esse deve essere la stessa per tutti: Tutte le cittadine e tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammissibili a ogni dignità, posto e impiego pubblici secondo le loro capacità, e senza altre distinzioni che quelle delle loro virtù e dei loro talenti

VII: Nessuna donna è esclusa; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi determinati dalla Legge Le donne obbediscono come gli uomini a questa legge rigorosa VIII: La Legge non deve stabilire che pene restrittive ed evidentemente necessarie, e nessuno può essere punito se non grazie a una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne IX: Tutto il rigore è esercitato dalla legge per ogni donna dichiarata colpevole X: Nessuno deve essere perseguitato per le sue opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente il diritto di salire sulla Tribuna; a condizione che le sue manifestazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla legge XI: La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna, poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli Ogni Cittadina può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio che vi appartiene, senza che un pregiudizio barbaro la obblighi a dissimulare la verità; salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge XII: La garanzia dei diritti della donna e della cittadina ha bisogno di un particolare sostegno; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti, e non per l’utilità particolare di quelle alle quali è affidata XIII: Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese dell’amministrazione, i contributi della donna e dell’uomo sono uguali; essa partecipa a tutte le incombenze, a tutti i lavori faticosi; deve dunque avere la sua parte nella distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche delle dignità e dell’industria XIV: Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di costatare personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, la necessità dell’imposta pubblica Le Cittadine non possono aderirvi che a condizione di essere ammesse a una uguale divisione, non solo dei beni di fortuna, ma anche nell’amministrazione pubblica, e di determinare la quota, la base imponibile, la riscossione e la durata dell’imposta XV: La massa delle donne, coalizzata nel pagamento delle imposte con quella degli uomini, ha il diritto di chiedere conto, a ogni pubblico ufficiale, della sua amministrazione XVI: Ogni società nella quale la garanzia dei diritti non sia assicurata, né la separazione dei poteri sia determinata, non ha alcuna costituzione; la costituzione è nulla, se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione, non ha cooperato alla sua redazione XVII: Le proprietà appartengono ai due sessi riuniti o separati; esse sono per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno ne può essere privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica, legalmente constatata, l’esiga in modo evidente, a condizione di una giusta e preliminare indennità

15 Percorsi del suffragismo in Occidente «Se le donne hanno il diritto di salire sul patibolo, hanno quello di salire sulla tribuna» La celebre frase pronunciata da Olympe de Gouges (Montauban, 7 maggio 1748 – Parigi, 3 novembre 1793), poco prima di salire sulla ghigliottina, esplicita la contraddizione di una società che stava rinnovando tutto tranne il suffragio e la rappresentanza al femminile. Diritto di votare e di essere votate. Lo rivendicarono con forza le Francesi offese dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che riservò quei diritti politici solo agli uomini. La Rivoluzione falliva l’occasione paritaria ed esplose la protesta. Olympe, drammaturga già nota per impegno e scritti negli ambie nti rivendicazionisti e abolizionisti (es. Réflexions sur les hommes nègres, 1788), espressione di un forte protagonismo femminile impegnato sui temi rivoluzionari specie in merito all’educazione e all’emancipazione delle donne, vicina agli ambienti internazionali e filosofici dei coniugi Condorcet, Helvétius e Necker, aveva già avanzato, con l’importante Lettera al Popolo (1788), un programma di riforme ispirate ad una monarchia costituzionale, di tipo inglese. In risposta all’esclusione dalla cittadinanza – termine assunto polemicamente dalle cittadine rivoluzionarie – Olympe de Gouges, ricalcando la Dichiarazione d’Indipendenza delle Colonie americane dall’Inghilterra, stese la Dichiarazione della donna e della cittadina (1791). Affermò giustizia, parità, libertà per le donne. Teorizzò un antesignano welfare Parlò in modo innovativo anche rispetto allo Stato cui dedicò Le Tre urne o il Saluto della patria, da parte di un viaggiatore aereo (1793), uno dei primi Manifesti d’ispirazione federale. Lo stesso anno, inviò un’altrettanto famosa Lettera alla regina Maria Antonietta cui chiese di abbracciare la ‘bella causa’ delle donne, scrivendo con lungimiranza: «Credetemi Signora, se giudico per ciò che sento, il partito monarchico si distruggerà da se se stesso, abbandonerà tutti i tiranni, e tutti i cuori si riuniranno intorno alla patria per difenderla.» Generosa e attenta, Olympe, contraria alla morte di Luigi XVI, come lo era anche una parte degli ambienti repubblicani, si offrì di assistere Malesherbes nella difesa, non essendoci alcuno disposto a farlo. Repubblicana, criticò il Comitato di Salute Pubblica, Marat e Robespierre di cui intuì le mire autoritarie e che interrogò su temi cruciali in un lungo carteggio. Lui chiuse i Club delle donne e i loro giornali, dichiarò ‘sovversive’ cinque donne riunite per strada e molte ne fece salire alla ghigliottina, ma le donne continuarono la produzione intellettuale e letteraria, a reclamare la cittadinanza, a chiedere attenzione alle bambine e alle adulte. Due mesi dopo aver difeso la Gironda alla Convenzione (9 giugno 1793), e denunciato la caduta dei princìpi democratici, il tradimento di quelli rivoluzionari, Olympe fu arrestata (6 agosto). Era malata e la dura prigionia, senza cure, a Saint-Germain-des-Près, le minò la salute. Trasferita alla petite Force, divise la cella con M.me de Kolly, una donna incinta che aspettava, dopo il parto, la pena capitale. L’ultimo periodo, Olympe lo trascorse nella prigione ‘dorata’ di M.me Mahay dove strinse una relazione sentimentale. Non tentò mai l’evasione ma continuò a chiedere un pubblico processo e a scrivere Manifesti. La fine della Gironda segnò anche la sua condanna a morte, seppure forse incinta. Affrontò la prova con coraggio ma con il dolore di essere rinnegata dal figlio, Pierre Aubry (futuro generale dell’esercito della Repubblica), nato dal matrimonio giovanile, forzato, nel 1765, con un uomo molto più anziano di lei, Louis Yves Aubry, di cui poi rifiutò il cognome e lo status vedovile. Lasciata Montauban verso il 1770, diventata da Marie Gouze, Olympe de Gouges, s’era stabilita a Parigi presso la sorella, preferendo al matrimonio lunghe relazioni e interessandosi agli assi portanti della società: il patto tra i sessi e l’assetto dello Stato. Colpa grave per Pierre Gaspard Chaumette, Procuratore della Comune di Parigi, che ne ridicolizzò le idee e plaudì alla morte di chi «aveva dimenticato le virtù convenienti al suo sesso» e si era «immischiata nelle cose della Repubblica » La Rivoluzione negò cittadinanza e suffragio femminile tuttavia esordirono nei cahiers des doleances, negli ambienti internazionali degli ultimi Salotti (es. Condorcet), nei club femminili, nelle rivendicazioni di Théroigne de Méricourt, di Etta Palmer d’Andler, della citata Olympe de Gouges, nell’intervento all’Assemblea del deputato montagnardo Guyomar che sottolineò come il contributo delle donne alla vita politica fosse indispensabile a una democrazia (1793). Il suffragio censorio introdotto dalla riforma napoleonica (1804) escluse le donne e tutti gli uomini che sotto la soglia del censo richiesto ai quali rimaneva la possibilità di diventare elettori ed eleggibili sposando una donna più ricca, veicolo di promozione sociale e pienezza di cittadinanza. Il socialismo utopista fiorito sulle due sponde della Manica (1820-1830) rilanciò la richiesta di suffragio per uomini e donne (insieme attaccando l’istituto matrimoniale e teorizzando una superiorità morale delle donne), ed essa si compì,

16 1946: il voto delle donne in Francia, il 5 maggio 1848 ma solo al maschile. Provocatoriamente, l’anno dopo Jeanne Deroin si candidò alle elezioni tappezzando Parigi di manifesti che dichiaravano un’assemblea di soli uomini incompetente a trattare leggi riguardanti i due sessi così come un’assemblea di “privilegiati” lo sarebbe stata trattando dei bisogni della classe operaia o una di “capitalisti” per difendere l’onore del paese. Il tempo breve de La Comune (1871) non cambiò le cose. All’apporto basilare delle parigine e delle loro organizzazioni (ad esempio l’Unione delle donne per la difesa di Parigi e l’aiuto ai feriti), seguì una feroce repressione: moltissime le esecuzioni sommarie contro “qualsiasi donna mal vestita”, cioè popolana; 1.501 processate, 800 condannate a morte, 25 ai lavori forzati, 42 alla deportazione. Per un altro trentennio, un’esigua ma agguerrita minoranza delle Francesi, reclamò il voto sull’equazione rilanciata da Hubertin Auclert: niente diritti politici, niente pagamento delle tasse; posizione condivisa dal Consiglio Nazionale delle Donne Francesi (CNFF) seppure lacerato davanti alle azioni eclatanti del suffragismo radicale. Il distinguo fu riassunto da Jane Misme, fondatrice dell’Unione Francese per il Suffragio femminile” (UFSF, 1909): «La suffragetta è una guerriera che intraprende armata la conquista dei diritti civili, la suffragista punta allo stesso fine ma cerca una soluzione pacifica» (Latour, Femmes et cioyennes, 36) L’ufsf non aderì all’Alleanza Internazionale per il Voto alle donne (aisf) ma una socia, Cècile Brunschvicg, fondò con Ferdinand Bouisson la Lega degli Elettori per il suffragio femminile (lesf), d’appartenenza radical-socialista. La Prima Guerra Mondiale rallentò m non fermò, in Francia e altrove, il suffragismo per l’ennesima volta deluso nonostante il contributo fondamentale, una volta di più, delle donne anche negli ambienti lavorativi fino ad allora riservati ai maschi, perciò, il 6 ottobre 1934, Louise Weiss fondò Femme Nouvelle, la “boutique féministe” ai Champs-Élysée che riempì di “girotondi” le strade. Neppure il governo del Fronte Popolare portò al suffragio universale e le organizzazioni pro-voto, radicali e moderate – molte con proprie testate richiedenti anche parità di salario – continuarono a prolificare in una Francia che non conobbe la dittatura fascista ma che fu occupata dai Nazisti finché, alla fine della Seconda guerra mondiale, il voto fu conquistato nel 1945. Redazione Alle urne cittadine! di Marion Lepetit Engelsen, Avvocata alla Corte d’Appello di Parigi, Presidente associazione culturale Inventer Rome In Francia, le donne ottennero il diritto di voto nel 1944 con un’ordinanza del 21 aprile decisa dal generale De Gaulle ad Algeri, dove aveva organizzato istit uzioni embrionali in sostituzione del regime di Vichy per evitare, dopo l’auspicata Liberazione, una messa sotto tutela da parte degli Alleati e voltare definitivamente la pagina con la Terza Repubblica. Al tempo, la guerra non era ancora finita, ma le elezioni municipali del 25 aprile1944 aprivano alla Repubblica democratica di Francia. L’ordinanza di De Gaulle, che all’art. 17 dichiarava «Le donne sono elettrici ed eleggibili a pari condizioni degli uomini», fu preceduta da due atti storici sempre da parte di De Gaulle: la promessa che la futura Assemblea nazionale costituente sarebbe stata eletta «a scrutinio segreto di tutti i Francesi e le Francesi» (23 giugno 1942); l’indizione, il 17 settembre 1943 – mentre era in atto un braccio di ferro tra De Gaulle e Giraud (imposto dagli Alleati) – dell’Assemblea consultativa provvisoria (di nominati/e), in cui entrarono Marthe Simard, designata dai rappresentanti della Resistenza (all’estero) e Lucie Aubrac, da quelli della Resistenza in Francia*. La Francia fu dunque uno degli ultimi paesi d’Europa ad accordare il diritto di voto e d’eleggibilità alle donne, appena davanti all’Italia, al Belgio, alla Grecia, a Cipro, alla Svizzera e al Lichtenstein. Ciò accade dopo molti anni di discussione nella Camera dei Deputati, che votava a favore, e in un Senato che s’opponeva, argomentando di una “natura femminile” votata alla sfera privata: «Il focolare sarà un inferno», «i bambini saranno trascurati», «la donna è un idolo prezioso e affascinante» il cui ruolo «è di sedurre non di battersi». Di fatto, i radicali dell’epoca temevano un voto femminile sotto l’influenza clericale che avrebbe favorito le forze conservatrici e non esitarono perciò ad attenersi al suffragio semi-universale, maschile, dopo il 1848. Dopo la guerra, durante la quale le donne hanno duramente lavorato e si sono attivamente impegnate nella Resistenza, non si poteva più rifiutar loro dei diritti politici poiché esse rappresentavano, nel 1945, il 60% dell’elettorato (moltissimi uomini essendo morti in guerra o ancora prigionieri). È grazie a un comunista, Fernand Greniere, che il diritto di voto è stato infine accordato, o piuttosto, come le donne

17 Percorsi del suffragismo in Occidente dicono, dopo tanti decenni di battaglie, «conquistato». Tuttavia, bisogna precisare che, paradossalmente, nel giugno del 1936, quando ancora non avevano il diritto di voto, tre di loro entrarono nel governo del Fronte Popolare, in qualità di sotto segretario di Stato alla ricerca scientifica (Fréderic Joliot Curie, la figlia di Pierre e di Marie Curie), all’Educazione e alla Sanità. Le Francesi votarono la prima volta il 29 aprile 1945, per le elezioni municipali (con eventuale ballottaggio il 13 maggio) e il 21 ottobre per quelle legislative. Da rimarcare, che in entrambe le occasioni le Francesi finalmente votarono e furono eleggibili, mentre in Italia il primo suffragio femminile avvenne l’anno successivo, nel 1946, localmente per le amministrative e il 2 giugno per il Referendum e per l’Assemblea costituente. È facile immaginare come la campagna per le elezioni municipali fosse molto vivace, gli uomini non volendo cedere i loro posti. In un Comune ci furono due liste, in opposizione: una solo di donne e l’altra solo di uomini (che disgraziatamente vinse!) Bisognò anche che i Comuni stilassero le liste elettorali e inviassero alle donne, per la prima volta iscritte, la carta elettorale senza la quale non avrebbero potuto esercitare il voto. Si tennero riunioni informative e si prepararono appositi materiali informativi per le donne. In questa prima consultazione, furono elette molte sindache, nei rispettivi Comuni. Alcune erano giovanissime, molte uscivano dalle file della Resistenza e del Partito Comunista. Odette Roux, 28 anni, della lista dell’Unione per la resistenza antifascista, eletta sindaca a Sables-d’Olonne nel nuovo consiglio municipale, fu la prima donna ad amministrare una città di quell’importanza, in Francia. Nel piccolo comune d’Echigey (Côte-d’Or), la Sindaca e tutti i membri del Consiglio furono donne. Ma questo caso rimase eccezionale. Si stima al 3% la presenza delle Consigliere municipali nel 1945, delle quali 9 entrarono nel Consiglio di Parigi, su 90 eletti**. Le Francesi tornarono alle urne il 21 ottobre 1945, per il Referendum sul mantenimento delle istituzioni della Terza Repubblica ed eleggere l’Assemblea costituente in cui entrarono 33 donne, su 586 deputati ***: 17 del Partito comunista tra le quali Madelein Braun, esponente della Resistenza, diventata, nel 1946 la prima donna eletta a vice-presidente dell’Assemblea e della quale cade, quest’anno, l’anniversario; 6 del Partito socialista; 9 del Movimento repubblicano Popolare; 2 del Partito repubblicano della Libertà. È da notare che, come in altri Paesi, una parte dell’elettorato femminile arrivò all’incontro storico con il voto impreparata. Per esempio, a Fontenay-aux-Roses (di cui parla un citato articolo di Élisabeth Bouglé), l’astensione toccò il 10,2% delle iscritte nate tra il 1860 e il 1924 delle quali, contrariamente a quello che si può pensare, la maggior parte nata dopo il 1890 (op cit., 27). Interpretare la partecipazione o l’astensione delle Francesi nel 1945 è difficile in assenza di un riferimento precedente; la messe dei voti fu comunque cospicua trattandosi di un esordio anche se non tutte le candidature femminili raggiunsero il quorum necessario, fermandosi spesso poco al disotto. Lo studio delle liste elettorali del 1945, fornisce uno spaccato sulla popolazione femminile circa rispetto all’età media, al grado d’istruzione, all’attività lavorativa oltre che allo stato civile (nubile, coniugata, vedova). Furono elette il 21 aprile 1945: Denise Bastide – Madeleine Braun – Germaine Degrond – Hélène de Suzannet – Marie Madeleine Dienesch – Eugénie Eboué – Germaine François – Matilde Gabriel– Péri – Emilienne Galicier – Denise Ginolin – Lucie Guérin – Rose Guérin – Solange Lamblin – Irène Laure – Marie Hélène Lefaucheux – Francine Lefevre – Rachel Lempereur – Madeleine Léo-Lagrange – Jeanne Leveille – Mathilde Méty – Raymonde Nédelec – Marie Oyon – Germaine Poinso-Chapuis – Renée Prévert – Marcelle Rumeau – Gilberte Roca – Simone Rollin – Hélène Solomon-Langevin – Alice Sportisse – Marie Texier-La Houlle – Marie Claude Vaillant-Couturier – Jeannette Vermeersch. * Bouglé Élisabeth, Le premier vote des femmes a Fontenay-aux-Roses en 1945, giugno 2015 ** Janine Mossuz-Lavau in “revue Française de Science Politique”, 1993, vol. 43 , n. 4. *** Sitografia: Assemblée Nationale

18 1946: il voto delle donne Rivendicazione dei diritti: Mary Wollstonecraft (1759-1797) di Ginevra Conti Odorisio, Ordinaria di Storia delle Dottrine Politiche Università di “Roma Tre” Mary Wollstonecraft, nata a Spitalfields, un sobborgo di Londra, fu una delle esponenti più significative del radicalismo inglese del XVIII secolo. Tutta la sua opera fu profondamente segnata dall’incontro con il dissenso religioso e con il radicalismo politico. Seconda di sei figli, nel 1788, all’età di diciannove anni, abbandonò la casa paterna per lavorare come dama di compagnia e poter provvedere a se stessa. Dopo un paio d’anni lasciò quest’impiego per tornare a casa ad assistere la madre malata alla cui morte si trasferì, con le sorelle Eliza ed Everina e con l’amica Fanny Blood, a Newington Green, vicino a Londra, dove aprì una piccola scuola (1783). Qui Mary conobbe il filosofo radicale Richard Price ed entrò in contatto con una vasta comunità di dissidenti religiosi, intellettualmente molto vitale, composta di filosofi, pedagoghi e riformisti radicali che non si riconoscevano nella chiesa anglicana. In seguito al fallimento e alla chiusura della scuola, Wollstonecraft lavorò dal 1786 al 1787, come governante presso Lord e Lady Kingsborough, una delle famiglie più in vista d’Irlanda. Nel 1787 diede alle stampe Thoughts on the Education of Daughters che, come tutte le sue opere successive, fu editato da Joseph Johnson. L’autrice vi sottolinea l’importanza del ruolo dell’ambiente e dell’educazione nella formazione dell’individuo; mette in discussione l’educazione tradizionalmente riservata alle giovani che, finalizzata unicamente al matrimonio, lasciava alle donne ben poche opportunità di guadagnarsi da vivere. Dal 1788, Mary Wollstonecraft collaborò stabilmente con la rivista “Analytical Review”, di J. Johnson, editore di gran parte della letteratura radicale e dissidente. Lo stesso anno pubblicò il romanzo Mary A Fiction Dopo avere svolto quei pochi lavori all’epoca tradizionalmente aperti alle donne – dama di compagnia, maestra e governante – decise di guadagnarsi da vivere in maniera non convenzionale e divenne una scrittrice politica. Nel 1789 giunse in Inghilterra la notizia dell’inizio della Rivoluzione francese, accolta da radicali e dissidenti, con entusiasmo. Il 4 novembre di quell’anno, in occasione delle celebrazioni dell’anniversario della “Gloriosa Rivoluzione” inglese del 1688, Richard Price [ndr. filosofo, economista e matematico), stabilì un’analogia tra i due eventi, augurandosi che la “Gloriosa Rivoluzione” potesse essere completata con l’affermazione concreta del diritto dei cittadini a scegliersi il proprio governo e la proclamazione dei diritti naturali dell’uomo. Nel 1790, le Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia, di Edmund Burke, costituirono una dura reazione alla Rivoluzione francese, un attacco agli entusiasmi dei radicali e di Price in particolare. L’autore contrappose alla “teoria dei diritti dell’uomo” quella della “prescrizione storica dei diritti” e confutò qualunque pretesa similitudine tra eventi inglesi e francesi. A sua volta, Mary Wollstonecraft, in reazione all’attacco e in difesa della “teoria dei diritti naturali e imprescrittibili dell’individuo” pubblicò A Vindication of the Rights of Men (1790), e A Vindication of the Rights of Woman (1792), contributo classico al femminismo settecentesco, in cui l’autrice concentrò la riflessione sull’idea della condizione di inferiorità femminile come costrutto culturale dovuto al costume, al pregiudizio e alla consuetudine. La sua disamina s’incentra, dunque, sulla necessità di un cambiamento culturale che passi attraverso una pari istruzione per uomini e donne. Nel dicembre del 1792, Mary Wollstonecraft partì, sola, per Parigi, per poter comprendere meglio gli eventi rivoluzionari. Quì, testimone del periodo giacobino di Robespierre, la fase più buia e sanguinosa della Rivoluzione, iniziò, nella Parigi del Terrore, la tormentata relazione sentimentale con l’americano Gilbert Imlay. Dopo il settembre del 1793, la posizione degli espatriati inglesi in Francia diventò critica e per motivi di sicurezza, Mary lasciò Parigi per rifugiarsi nel villaggio di Neully sur Seine dove iniziò a scrivere An Historical and Moral View of the Origin and Progress of the French Revolution, uscito a Londra nel 1794. Come lei stessa ammise, la narrazione degli eventi della prima fase della Rivoluzione è influenzata dall’esperienza del Terrore; ne risulta un’analisi lucida e disincantata ma anche fortemente segnata dal travaglio interiore di un’Autrice che tanto aveva creduto nei principi ispiratori della Rivoluzione e che peraltro non rinnegò mai. Dalla relazione con Gilbert Imlay, il 14 maggio 1794 nacque Frances, detta Fanny. Sin dall’inizio, il padre non si rivelò interessato alla vita familiare e ben presto partì per Londra lasciando Mary sola con la bambina malata di vaiolo. Wollstonecraft visse uno dei periodi personalmente e

19 Percorsi del suffragismo in Occidente politicamente più bui e sofferti della sua vita. Rientrata nel 1795 a Londra, nell’estate dello stesso anno intrapprese un viaggio in Scandinavia cui seguirà la pubblicazione del diario di viaggio, Letters Written During a Short Residence in Sweden, Norway and Denmark Dopo vari inutili tentativi di riavvicinarsi a Imlay, cercò di suicidarsi nel Tamigi. In seguito trascorse lunghi periodi in campagna, dove si ristabilì. In questo periodo iniziò la relazione tra Mary e il filosofo William Godwin, già conosciuto a casa di Joseph Johnson. Si sposarono a Londra il 29 marzo 1797. La felicità, purtroppo, durò poco. Mary Wollostonecraft si spense il 10 settembre 1797 a causa di una setticemia dopo aver dato alla luce la sua seconda figlia, omonima, Mary, futura autrice di Frankeinstein Il Prometeo moderno e moglie del poeta Percy Bysshe Shelley. In A Vindication of the Rights of Men, Letter to the Right Honourable Edmund Burke, Mary Wollstonecfrat scrisse: «La civilizzazione che ha avuto luogo in Europa è stata molto parziale e, come ogni consuetudine stabilita da una convenzione arbitraria, ha raffinato i modi a spese della morale dando vita a sentimenti e opinioni che non hanno radice nel cuore o peso nei più razionali meandri della mente. E che cosa ha arrestato il progresso della civiltà? La proprietà ereditaria e gli onori ereditari. L’uomo è stato trasformato in un mostro artificiale dalla classe sociale in cui è nato e dal conseguente privilegio che ha annebbiato le sue facoltà come il tocco di una torpedine. Se così non fosse, un essere dotato di raziocinio non avrebbe potuto fare a meno di scoprire, man mano che le sue facoltà si andavano sviluppando, che la vera felicità nasce dall’amicizia e da quell’intimità che si può godere solo tra pari.» Quella di Mary Wollstonecfrat è figura molto controversa e discussa anche da intellettuali femministe che, pur condividendone alcune idee, ritenevano la sua vita un modello da non seguire. Una «iena in gonnella», la definì Horace Walpole, il grande amico di M.me du Deffand. Per Harriet Martineau, l’Autrice di Society in America, Mary Wollstonecraft fu schiava delle passioni e quindi il contrario di quell’essere razionale e libero che teorizzava. Molte femministe vittoriane temettero che la sua figura ponesse un collegamento arbitrario fra il femminismo e la libertà dei costumi e che perciò finisse per danneggiare il movimento. Il voto alle donne: uno sguardo all’Europa di Vinzia Fiorino, Università di Pisa La rivendicazione dei diritti politici delle donne si pose contestualmente alla definizione di cittadinanza e di rappresentanza politica, princìpi cardini dei nuovi assetti politico-costituzionali. Questo rende evidente il fatto che i moderni sistemi politici liberali furono pensati e si andarono strutturando con la netta esclusione delle donne dal nuovo ordine politico. Il passaggio dalle società di antico regime alle società moderne segnò infatti per le donne la perdita di alcuni diritti e l’acquisizione di altri, ma fu soprattutto il delinearsi della sfera pubblica, contrapposta a quella privata, e la precisa definizione dei diritti politici, a rendere evidente l’assetto esclusivamente maschile della nuova cittadinanza politica. Volgendo lo sguardo all’Europa, la Rivoluzione francese del 1789 rimane, per numerose ragioni, il primo importante contesto storico di riferimento per le tematiche legate al riconoscimento dei diritti di voto alle donne: nei lunghi anni rivoluzionari, le donne francesi presero la parola e proferirono discorsi di contenuto profondamente politico in più momenti cruciali dello stesso processo. La separazione tra sfera privata e pubblica segnò una importante e duratura disparità: fu generalmente più facile ottenere il riconoscimento di alcuni diritti civili, mentre robustissime furono le obiezioni poste all’ingresso delle donne nella piena cittadinanza politica. La Rivoluzione francese, inoltre, contemplando sia il sistema censitario (in seguito alle costituzioni del 1791 e del 1795), sia quello universale maschile (secondo la costituzione del 1793, sebbene non applicata), offre le coordinate generali per cogliere le ragioni dell’esclusione delle donne dai due principali sistemi di rappresentanza politica moderna. Per quanto riguarda l’ambito civilistico, va ricordato che sebbene nel corso del processo rivoluzionario furono attuate due importantissime riforme (l’introduzione del divorzio nel 1792 – che rendendo il matrimonio un contratto civile riconobbe le donne come soggetti contraenti – e l’uguaglianza nel diritto successorio per cui sorelle e fratelli avrebbero equamente diviso le eventuali proprietà della famiglia di origine), la situazione mutò significativamente nel periodo napoleonico: sarà infatti il primo codice civile, il Code Napoléon del 1804, a delineare il nuovo profilo della famiglia borghese ottocentesca. Il testo, oltre a stabilire l’«obbedienza» che la moglie avrebbe dovuto riservare al consorte, ad escludere le

20 1946: il voto delle donne donne dalla possibilità di essere testimoni negli atti civili e a collocarle in condizione di netta disuguaglianza per l’ottenimento del divorzio, con l’istituto dell’«autorizzazione maritale» affidava al marito l’intera gestione dei beni di famiglia. L’esclusione dalla gestione dei beni familiari fa sì che, nei sistemi censitari, le donne coniugate non potranno veder riconosciuto il diritto di voto. La collocazione delle donne dinanzi al diritto di proprietà è una questione cruciale, ovviamente, nei contesti in cui si votava in base al censo. A differenza degli uomini, quindi, la proprietà non consente alle donne di accedere alla cittadinanza. Ma, si dirà, le nubili? E le vedove? Loro sì che godevano pienamente del diritto di proprietà e dunque perché era loro egualmente precluso il diritto di voto? Per votare, come l’introduzione dei sistemi a suffragio universale maschile chiarirà ancora più esplicitamente, bisognava essere maschi: le principali culture politiche, quelle legate alla tradizione cattolica, così come quelle dell’ampia famiglia socialista ed ancora quelle di stampo più individualistico propria del radicalismo, con motivazioni diverse e di diversa intensità, a lungo restarono infatti ostili al riconoscimento del diritto di voto alle donne. La Rivoluzione francese portò un altro importantissimo cambiamento: con l’introduzione del servizio di leva obbligatorio, tutti i nuovi cittadini – la «nazione in armi» – acquisirono il compito di difendere la patria e i suoi confini. Servizio di leva, partecipazione alla guerra e a campagne militari erano funzioni assegnate solo agli uomini, ma anche questi costituirono delle importanti vie d’accesso al diritto di voto. Ancora una volta, quindi, la declinazione solo maschile della cittadinanza emerge in tutta la sua evidenza. Con tempi e modalità differenti gli istituti che così fortemente avevano caratterizzato il codice civile napoleonico vennero meno in rapporto a delle lotte molto serrate condotte dai diversi movimenti emancipazionisti e in nome di una modernizzazione che non stentò ad affacciarsi sul finire dell’800; l’autorizzazione maritale sarà, però, cancellata dal codice civile italiano nel 1919 e in quello francese solo nel 1938. Il pieno godimento del diritto di proprietà sembrava preludere al riconoscimento del diritto di voto, ma il fascismo in Italia e i governi che si succedettero dopo il Fronte popolare in Francia non lo contemplarono tra i propri obiettivi. Per le suffragiste francesi, la battaglia più difficile sarà confrontarsi con le profonde e radicate ostilità che scienziati, autorità ecclesiastiche e politici espressero contro il diritto di voto alle donne. Molte esponenti del movimento instaurarono nel tempo un rapporto diretto con singoli deputati che avevano mostrato qualche apertura verso l’uguaglianza formale tra i sessi. Nel complesso, però, così come accadrà in Italia, saranno le rivendicazioni in favore dei diritti civili quelle maggiormente sentite e su cui si impegneranno con particolare dedizione; la possibilità di godere del proprio salario senza autorizzazione del marito, il diritto di testimoniare o di accedere alle professioni erano istanze più sentite rispetto a quella che sembrava una autentica chimera: avere tra le mani la scheda elettorale. A ribaltare il ragionamento, in Francia, fu principalmente una militante: Hubertine Auclert, la suffragista francese più rappresentativa dell’intero movimento. Scelse di assegnare la priorità al diritto di voto perché voleva che le donne decidessero e legiferassero; solo così avrebbero cancellato gli articoli più umilianti del Codice Napoleonico. Candidature simboliche, iscrizioni alle liste elettorali, petizioni, banchetti politici, irruzioni nelle sedi politiche ufficiali furono i mezzi di lotta più frequentemente adottati. Il paese della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789, del suffragio universale maschile introdotto nel 1848, della Repubblica laica, fece attendere alle Francesi la fine del secondo conflitto mondiale per riconoscere loro il diritto alla scheda elettorale: il voto alle donne non rientrò nemmeno nel programma del Fronte Popolare che portò al potere il socialista Léon Blum nel 1936. La Spagna, invece, pur condividendo con Francia e Italia aspetti rilevanti quali il codice civile di impronta napoleonica e la radicatissima tradizione cattolica, giunse relativamente presto al vero suffragio universale. Come Mussolini, il dittatore Primo de Rivera nel 1924 aveva riconosciuto soltanto alle donne capofamiglia una sorta di voto amministrativo, ma sarà la Seconda Repubblica e la nuova Costituzione, molto avanzata sul piano dei diritti, a riconoscere ai cittadini «dell’uno e dell’altro sesso» la piena parità. È in parte nota la contrapposizione tra la vera protagonista della dura battaglia per il voto alle donne, Clara Campoamor, e un’altra deputata, Victoria Kent, che esprimeva i timori legati al capillare controllo che, la Chiesa e una certa cultura tradizionalista, avrebbero ancora esercitato sulle donne indotte quindi a sostenere le forze politiche conservatrici. La seconda Repubblica spagnola introdusse, oltre al diritto di voto, importanti misure in tema di tutela della maternità, ambito caro ai socialisti, nonché l’istituzione del matrimonio civile e del divorzio, la fine del reato di adulterio

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